Il seme già nato - La favola del risvegliato......27....12...15

l seme già nato - La favola del risvegliato


 

angeloseme

Il seme già nato

Aiutami, aiutami!

Implorava una voce dal terreno, e un angelo che volava nei pressi, ne ascoltò la voce e con un sorriso serafico continuò il suo volo.

Ho sentito il fruscio delle tue ali! Non fingere di non avermi udito, fammi uscire da qui soffoco!

L’angelo si voltò incuriosito e tornò indietro:

Mi hai sentito?

Disse poi sorpreso.

Si! Ti ho sentito! Fammi uscire da qui, non hai cuore a lasciarmi soffrire così.

L’angelo continuò a sorridere con una comprensione superiore, e fermando il suo volo scese nel mondo.

Piccolo mio, non è che non ti abbia sentito, ma…

La voce non lasciò che l’angelo terminasse di parlare e disse:

Allora allunga la tua mano e aiutami ad uscire!

Non è così che vanno le cose. Tu sei un seme e come tale devi stare in terra, germoglierai in pianta, albero o perché no fiore, ma a suo tempo.

Non c’è la faccio più!

Disse implorando tra le lacrime la voce.

Abbi pietà, dammi la pioggia che sazia, la luce che accresce.

L’angelo era addolorato nel sentire il dolore di quel seme. Se lo avesse scoperto al sole, ancora tanto prematuro si sarebbe seccato alla sua luce. Quell’angelo amava profondamente tutti i semi che dormivano nel ventre della terra:

I semi “dormivano” - ripetè tra se l’angelo - Ma perché quel seme non dormiva? Perché già vedeva e sentiva?

E fu così che il perché dell’angelo, nei cieli fu udito come un urlo disperato, e il creato che al mondo dava fiato da quell’urlo fu destato.

Angelo beato, il tuo urlo disperato ha svegliato il creato.

Sono addolorato d’averti svegliato, ma vorrei essere ascoltato.

Figlio amato, chiedi e ti sarà dato!

I semi giacciono in terra cullati nel loro sonno, non vedono, non odono, sono avvolti dal torpore, che conserva intatto il loro cuore, ma qui un seme muore dal dolore, perché avanti tempo sente e vede, ed io mi chiedo perché?

Il creato divenne nuvola candida su un cielo di luce, poi luna sul velluto della notte, e dopo un istante arcobaleno nel chiarore tenero dell’alba…

L’angelo osservava il mutare del creato incantato e ne attese in silenzio il dire:

Angelo beato, quel seme è un risvegliato.

Un risvegliato? Non capisco?

E un figlio già nato e che al creato è tornato a portar fiato.

L’angelo capì, e al seme svegliato disse quel che il creato gli aveva svelato.

Tu sei un figlio già nato, che al creato è tornato per portar fiato, perciò sei già svegliato!

Ma al seme non interessava conoscere il perché, voleva solo che il suo dolore avesse fine.

Angelo amato, dici che sono un figlio già nato, venuto a portar fiato, ma da questa condizione io sono solo profondamente prostrato.

E fu così che il creato all’angelo amato ebbe svelato il suo mandato:

Angelo beato, abbraccia quel seme già nato…non riconosci in lui il tuo fiato?

L’angelo fu come risvegliato, e non appena il seme fuori dalla terra ebbe portato, in un momento da seme a albero lo vide trasformato.

E l’angelo guardandolo innamorato disse:

Ora hai fiato.

Cleonice Parisiwww.cleopa.it/

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