Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli......5.....11...18

Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli

di Tragicomico

“Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli” è un proverbio italiano piuttosto diffuso, che non rappresenta, ovviamente, una verità assoluta, ma – come spesso accade nei detti e nei proverbi – in cui c’è un fondo di verità.

Il significato di questa espressione vuole sottolineare come quei vincoli familiari che dovrebbero essere di solidarietà e fratellanza, sovente si trasformano in motivi di sofferenza continua, dolore, angoscia, senso di oppressione, senso di possesso, gelosia, fino ad arrivare a volte a lotte furiose e tragedie vere e proprie.

Del resto, basta leggere un po’ di cronaca per accorgersene. E credo che nella quotidianità ognuno di noi ha, o ha avuto notizia, di parenti più o meno stretti, che rovinano i reciproci rapporti fino ad ignorarsi, insultarsi, farsi dispetti vari, denunciarsi… uccidersi!

 

Il mondo è anche questo. O forse, soprattutto questo. Mi viene in mente una battuta sarcastica del Totò nazionale, che in uno dei suoi film esprime la seguente metafora: “I parenti sono come le scarpe: più sono stretti e più ti fanno male”. E anche col passare degli anni non mi pare che i rapporti all’interno delle famiglie siano poi cambiati.

Ovviamente per chi è abituato a idealizzare la famiglia e i parenti, come la classica famiglia del Mulino Bianco, questi proverbi e questi detti suonano come blasfemia. Ma nella vita e soprattutto quando si notano certe circostanze, bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, e vedere la famiglia per ciò che a volte, e purtroppo troppo spesso, è: tossica!

Tossica perché, per l’appunto, la famiglia o parte di essa, può avere effetti dannosi su di noi, spesso temporanei, ma delle volte addirittura permanenti. E non mi riferisco al fardello che ogni famiglia porta con sé: segreti, problemi e incomprensioni, sono aspetti del tutto “naturali”, ovvero sono parte di ogni famiglia.

Ciò che è dannoso, e spesso invisibile, quindi “inalato” quotidianamente senza accorgersene, è il legame tossico che si viene a creare, a volte in maniera inconsapevole, con uno o più familiari. Un legame di parentela attraverso il quale ti trovi a sopportare, oltre il limite, le angherie di alcuni membri della famiglia, a volte molto vicini.

E se in questo caso, la risposta più ovvia sarebbe quella di allontanarsi da questi parenti serpenti, il risultato invece, spesso, è del tutto contrario. È pur sempre la mia famiglia!”, “Abbiamo lo stesso sangue!”, sono le classiche affermazioni per nascondersi dietro un dito, all’evidenza. Anche perché, inconsapevolmente, si sottovaluta un aspetto non proprio indifferente: avere un legame biologico, non vuol dire avere anche e per forza un legame animico.

La famiglia è, senza dubbio, quel posto in cui impariamo a stare al mondo, riceviamo i primi affetti, veniamo cullati ed iniziamo così a entrare in contatto con gli altri e a socializzare, a capire come gira il mondo e quanto i nostri comportamenti sono in sintonia con quelli degli altri. Assumiamo una prima identità insomma. Ma se da una parte è una palestra dove allenare il nostro “Io” a crescere e svilupparsi, dall’altra, diventa anche il miglior posto dove imparare a parare i colpi, a difendersi dai “serpenti” e dai coltelli e a iniziare a reclamare rispetto.

Perché la trappola tossica è sempre dietro l’angolo. Si tende a pensare che la famiglia sia quell’angolo neutrale, dove si è sempre protetti, dove l’amore di facciata possa avvolgere tutto, ma spesso non è che apparenza, appunto, abitudine, conformismo. Lo spiega bene Mario Monicelli con la sua visione cinica della realtà, nel suo film “Parenti Serpenti”, una pellicola del 1992, che mostra come l’ipocrisia nelle famiglie sia come un cancro che si rivela proprio sul più bello. Prima o poi viene fuori, con tutti i suoi strascichi e tutti i suoi serpenti.

Esistono alcune dinamiche che si ripetono nei diversi rami familiari e rappresentano appunto la tossicità di cui scrivevo prima. Alcuni parenti che manipolano gli altri membri della famiglia, tessono ragnatele di intrighi e bugie, solo per ricavarne qualche profitto. Ci sono quei parenti che hai paura di deludere, perché sanno dove colpire per farti davvero male, ti fanno sentire in colpa ingiustamente, e abusano con le loro richieste incessanti. Ti ritrovi così esaurito e sfinito nello sforzo di soddisfare le loro richieste, manipolato e sballottato, e finisci per condurre la vita che vogliono loro per te, anziché la tua.

Altri membri della famiglia possono avere la tentazione (e spesso ce l’hanno!) di controllare, snobbare e sottomettere altri parenti, per il semplice piacere di sentirsi forti, superiori, quasi onnipotenti. Sono persone che nascondono dietro la loro autorità auto-proclamata, un’aggressività e una rabbia appena repressa, sintomo di un malessere profondo che riversano sulle altre persone, e nella maggioranza dei casi, proprio sulle persone più vicine, comprensive ed empatiche della famiglia.

Ci sono poi le famiglie che portano un nome importante, appartengono ad un ceto sociale importante, perciò ti ritrovi costretto a rispondere alle sue regole, ai suoi dogmi, alle sue leggi. Non sei libero di essere, di esprimerti, vivi attraverso le aspirazioni che la famiglia ha in serbo per te. Diventi semplicemente un canale, un mezzo attraverso il quale la tua famiglia può raggiungere i suoi scopi.

Il rischio di ritrovarsi in un vero “girone infernale”, fatto di manipolazioni, umiliazioni, violenza, c’è e non è da sottovalutare. Bisogna, quindi, partire dal presupposto cardine che, famiglia o non famiglia, parenti o non parenti, ognuno ha il sacrosanto diritto di vivere la propria vita, inseguire i propri sogni, commettere errori e andare incontro al proprio destino. La famiglia è il più delle volte il vero punto di partenza di ogni individuo, ma non per questo motivo, deve diventare un carcere dove scontare l’ergastolo.

Pertanto, ogni individuo ha il diritto e il dovere di far sì che venga rispettata la propria libertà e i propri spazi. Così come si ha il diritto e la necessità di prendere le distanze (a volte temporaneamente, a volte permanentemente) da quei parenti, vicini o lontani, che risultano essere tossici, velenosi, aggressivi… serpenti appunto. E non ha senso mettere la testa sotto la sabbia nella speranza che la tempesta passi.

Ovviamente nelle famiglie ci sono anche, per fortuna, parenti strepitosi, su cui si può fare sempre affidamento, persone che bisogna tenere care e coltivare a vita. Ma, come abbiamo visto, vale anche il detto “Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli”. Quindi, in conclusione, nella famiglia bisogna essere come il buon giardiniere: coltivare le cose belle, curare ciò che si può curare e tagliare i rami morti quando occorre.

Articolo di Tragicomico.com

Fonte: http://www.tragicomico.it/parenti-serpenti-cugini-assassini-fratelli-coltelli/

Una Malattia Chiamata "Genitori"

di Anne Ancelin Schutzenberger, Ghislain Devroede

In maniera del tutto inconsapevole, i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri avi, ci lasciano in eredità problemi non risolti, traumi non "digeriti", segreti indicibili.

Quando le cose non vengono dette, il corpo lui sì deve per forza esprimerle: questa è la somatizzazione.

Il corpo del bambino, figlio, nipote o pronipote che dir si voglia, qualunque sia la sua età, si trasforma nella voce dell'antenato ferito, nella "parola" del suo trauma.

Diventa allora necessario "tirare fuori lo scheletro dall'armadio", decodificare le ferite non rimarginate e occuparsene, per liberarsi, alfine, dal "freddo" che ci hanno portato dentro.

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