Servizio e Sacrificio...........25....9...18

Servizio e Sacrificio

di Mariabianca Carelli

Nelle prime fasi del Sentiero, l’aspirante è concentrato su se stesso e sul proprio cammino. A questa fase si riferisce il lavoro di Gurdijeff, che si rivolge agli uomini automatici, che re-agiscono e non agiscono, privi di senso critico e di volontà, ai quali egli insegna il “ricordo di sé”, ovvero la presenza e la vigilanza.

E’ molto importante e necessaria questa prima fase di conoscenza e conquista di sé, di ricerca di “un centro interiore”, di aspirazione alla realizzazione della parte più alta di sé. Ma, nel corso del percorso evolutivo, l’aspirante-ricercatore si distacca sempre più dalle esigenze che riguardano il suo piccolo sé, anche da quelle di evoluzione personale, e si “mette al servizio”dell’umanità.

Egli desidera ora collaborare al Lavoro dei Maestri, diventando “operatore di evoluzione”, nell’oblio di sé e nella dedizione spontanea. L’osservazione di sé diventa anch’essa servizio, poiché egli sa che quanto più diventerà “puro e forte” tanto più stimolerà l’evoluzione sua e dei fratelli. Le due fasi (conoscenza di sé e servizio) non sono, naturalmente, successive in senso stretto; quando l’aspirante è a un certo punto del lavoro di risveglio, la tensione a servire può essere già avvertita.

Il Servizio è collegato al “sacri-ficio”; il termine, così poco in voga, non sta tanto ad indicare il “rinunciare a qualcosa” quanto, piuttosto, il preferire un Bene maggiore ad uno minore. Così, ad esempio, il sacri-ficio (l’atto sacro) di una madre, può consistere nel rinunciare a un bene minore (amici, divertimenti, ecc.) per un Bene considerato maggiore (la crescita armoniosa dei propri figli).

Parlare di disciplina, dovere, servizio, sacrificio, compito, sembra essere in controtendenza in una società che richiede prevalentemente “libertà” e “diritti”, tanto da suscitare spesso un rifiuto aprioristico verso i termini stessi, che molti sentono rinviare a un tipo di mentalità passiva e rinunciataria, considerata ormai superata dai tempi.

In realtà, il termine “disciplina” rimanda etimologicamente a “discere”, ovvero imparare; la disciplina è pertanto il mezzo necessario per imparare qualsiasi arte, anche quella del vivere. Il dovere indica semplicemente ciò che ciascuno deve agli altri, singoli e collettività, per obbligo di solidarietà o di gratitudine; il senso del dovere nasce quando la personalità dell’uomo, a un certo punto del percorso evolutivo, inizia ad essere in contatto con l’anima.

L’uomo che vive in armonia con la Legge di Amore che vige nell’Universo, trova gioia non tanto nel veder riconosciuti i propri diritti, ma nel mettere a disposizione degli altri beni materiali e spirituali, nella pratica del dare e nel compimento del proprio dovere; comportamenti, questi, che scaturiscono dall’attuazione gioiosa e spontanea dell’Etica.

Giuseppe Mazzini presenta i Doveri come occasione per l’uomo di educare e migliorare se stessi; naturalmente, ciò non implica la negazione dei diritti: “Quando vi dico che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini per operare un cambiamento importante e durevole, non chiedo che rinunziate a questi diritti; dico soltanto che essi sono solo la conseguenza dei doveri compiuti e che bisogna cominciare da questi per giungere a quelli”. E ancora: “Lo scopo che è vostro dovere raggiungere è il perfezionamento morale vostro e degli altri, è la comunione sempre più intima e vasta tra tutti i membri della famiglia umana, in modo che un giorno essa non riconosca che una sola legge”. (G. Mazzini, Dei doveri dell’uomo).

Per quanto riguarda il Servizio, esso non va confuso con la sensazione, così comune ma spesso illusoria, di essere “buoni” e “disponibili” in senso generico, spesso per il sottile piacere di sentirsi migliore degli altri. Il vero Servizio nasce dall’integrazione, fortemente voluta, della propria esistenza nel Progetto evolutivo dell’Universo, in cui ciascuno è chiamato a “fare la propria parte”. Scaturisce dalla Visione, a lungo ricercata e inseguita, di dare al proprio passaggio sulla terra il senso più profondo possibile e il valore più alto intravisto.

Il Servizio è sentire che il proprio piccolo respiro è all’unisono con quello del Pianeta, e che ogni pensiero, parola o azione influenzano il Tutto; la scelta di servire viene avvertita, pertanto, come un privilegio ed un atto d’amore. Il cammino evolutivo, perseguito con persistenza e umiltà, ci ha portato, infatti, ad avvertire sempre più chiaramente la nostra appartenenza alla Grande Vita e, di conseguenza, ci ha indotti, con sempre maggior forza, prima a ricercare il nostro specifico Compito evolutivo autonomamente, e poi a portarlo a compimento con l’intervento della Grazia.

Da ciò inizia l’indagine sui nostri strumenti fisici, emotivi, mentali: Saranno adeguati? Saprò servire con oblio di me stesso, con abnegazione, con efficienza ed efficacia? Ed inoltre: Quale campo di servizio scegliere? Qual è il maggior bisogno immediato dell’umanità? Ponendosi tali interrogativi quotidianamente, non come velleità episodica ma come pressante richiesta dell’anima, il Ricercatore diventa un Pensatore e un aspirante e inizia a percorrere il Sentiero della Prova.

La sua possibilità di raggiungere un più elevato grado di Conoscenza e Potere dipenderanno, da questo momento, dalla scoperta del campo in cui potrà rendere un migliore servizio all’umanità e dalla sua capacità di mantenere il centro del proprio cuore libero da egoismi e ambizioni, quando gli si presenteranno maggiori opportunità che potrebbero sollecitare la sua vanità.

Egli esce allora dall’aula dei giochi della concezione materialistica, dell’utilitarismo e del consumismo: ha intravisto un senso più vasto, in cui anche la sua piccola vita acquista finalmente significato, ed è teso a intravedere le linee essenziali del Piano divino. Non desidera più solo “sapere”; il sapere è ora finalizzato a co-operare, termine significativo ed evocativo della Nuova Era, che attraverso l’etimologia rimanda al senso di “svolgere insieme un’opera”.

La grandezza del significato del suo “essere sulla Terra” lo colmerà di riverenza ed egli fisserà come suo Proposito quello di lavorare con la Legge. Le sue azioni non nasceranno più da valutazioni personalistiche, legate all’ego e all’effimero, ma da considerazioni superiori che guardano all’eternità; diventerà, e si sentirà dentro di sé con sempre maggiore chiarezza, “canale di Vita” in cui l’evoluzione “può avvenire”.

Da ciò si manifesta la Gioia, originata dal senso profondo della partecipazione alla grande avventura della coscienza, che consiste nel servire lieto e consapevole, liberamente scelto. Rivestiti di tale “gioia” si accetta di buon grado anche il dolore, corredo inevitabile di ogni vita umana, che si svela essere uno straordinario mezzo evolutivo. Tutti siamo naturalmente portati a evitarlo, ma comprendiamo lentamente, dopo l’iniziale inevitabile ribellione, che esso svolge comunque un ruolo di purificazione, di “sublimazione” della materia in una più rarefatta dimensione, similmente a quanto accade nel mondo fisico, dove la “sublimazione” è definita come il passaggio dallo stato solido a quello aeriforme.

Il senso del Sacri-ficio, che spesso nell’umanità comune fiorisce dopo il dolore, riguarda tutti i piani della Manifestazione. Esseri molto evoluti, che non hanno più bisogno di reincarnarsi, in un atto di elevatissimo Sacrificio rinunciano a vivere fuori della sfera terrestre e a proseguire la loro evoluzione in piani superiori, scegliendo di rimanere sulla Terra, ove vivono spesso vite sconosciute ai più, al fine di sostenere l’umanità con l’irradiazione della loro ispirazione.

Essi sono chiamati in Oriente “i grandi Signori della Compassione”; attendono finché l’ultimo Pellegrino che si è attardato avrà trovato la “Via del Ritorno alla Casa del Padre”. Naturalmente in tal modo perseguono “anche” la propria evoluzione (le due finalità, evoluzione propria e degli altri coincidono a tutti i livelli), ma Essi non sono focalizzati sul loro avanzamento; sarebbero pronti a rinunciare ad esso per sollevare l’umanità: “Sarò felice solo quando l’ultimo dei miei fratelli lo sarà”.

Tratto da: “Sul Sentiero I: Dalla divina inquietudine alla Gioia” di Mariabianca Carelli

Ringraziamo l’autrice per averci inviato questi meravigliosi scritti. (Ne seguiranno altri…)

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