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Siamo poco Empatici… e quindi Violenti

Non esistono diversi modi di amare… ma solo uno, indipendentemente da sesso, colore e provenienza.

La questione è tutta qui: Empatia. La sua mancanza, o meglio la sua mistificazione, è il punto cruciale che sta alla base dello sfruttamento animale, e di ogni tipo di violenza esistente anche tra gli umani. Si può far tollerare il genocidio animale tramite tradizioni, ricorrenze, dogma religiosi, induzioni commerciali, teorie mediche e nutrizionali, ricerche scientifiche… ma soprattutto tramite un concetto antropocentrico perfettamente radicato nella storia umana.

Fondamentalmente questo è il fulcro centrale con cui bisogna scontrarsi, per far concepire le motivazioni etiche che determinano un eventuale cambiamento responsabile. Oggi, nell’epoca più gloriosa dell’informazione, è quasi impossibile non sapere dei gravi danni provocati dagli allevamenti intensivi, a carico di animali ed ambiente.

È impossibile non sapere ciò che esiste in luoghi di tortura e martirio quali circhi, zoo, acquari e laboratori da vivisezione. È inconcepibile non rendersi conto delle atrocità che ogni giorno avvengono in zone di guerra, o delle sofferenze patite da popolazioni innocenti, ciò che avviene in angoli del mondo lontani dalla civiltà progredita. È davvero paradossale che ciò continui ad avvenire, senza una forte empatia in grado di arrestare immediatamente ogni nefandezza.

 

Il consumismo attuale tende ad assottigliare, e a tratti mistificare, la realtà costituita da bisogni non necessari, costruiti ad arte da abili strateghi del marketing. Una sorta di dissonanza cognitiva, una separazione istintiva, un’indifferenza totale che amplifica l’egoismo personale, fino a ritenere essenziali le proprie necessità, attanaglia quasi tutti. L’ego aumenta e l’empatia diminuisce, anche perché quest’ultima non vende prodotti e non genera profitto economico.

Tutto ciò determina un’insoddisfazione che crea desideri, e quindi acquisti. Il circolo vizioso è costituito da ammiccamenti e fidelizzazioni, ovvero dipendenze. L’attaccamento al materialismo distanzia le persone dai reali affetti, dai sinceri apprezzamenti. È, quindi, molto pericoloso vivere in una società votata solo al successo e al soddisfacimento dei bisogni personali. Come è molto preoccupante confondere la morale con il dovere. Certamente non è possibile vivere in una civiltà senza regole, ma è essenziale partire dal basso, dall’educazione, dall’informazione veritiera senza lucro o secondi fini di convincimento.

La violenza quotidiana che la televisione ed ogni mezzo d’informazione ci propinano costantemente, non fa altro che peggiorare la situazione già drammatica. Ciò non significa che bisogna astenersi da ascoltare o vedere, ma la spettacolarizzazione dei fatti di cronaca è diventata ormai un’abitudine pressoché presente nella quotidianità di ogni individuo.

La natura è violenta? Vero solo in parte, se l’evoluzione terrestre spinge verso un equilibrio naturale dell’ecosistema. Certamente uccidere 150 miliardi di animali terrestri ogni anno, non è una questione di sopravvivenza, piuttosto assume le caratteristiche di un vero e proprio genocidio e di un’estinzione di massa.

Ma allora perché alcuni esseri umani agiscono con consapevolezza ed altri no? Perché individui socialmente inseriti e all’apparenza innocui e docili, diventano killer spietati degni della peggior immaginazione? Può essere in parte un mistero, ma dipende probabilmente anche dal contesto e dall’ambiente in cui un individuo nasce e cresce.

Non è certo che si nasca assassini, più probabile è che lo si diventi, anche inconsapevolmente, durante la crescita, con insegnamenti negativi dettati da stimoli esterni che possono alla fine concorrere a formare e determinare il carattere di una persona. Certamente il quadro genetico può fare la differenza, qualcuno potrà avere una sensibilità maggiore rispetto ad un altro, ma è anche vero che la consapevolezza può coltivarsi, maturare nel tempo, raggiungendo ottimi risultati.

Il cervello è un organo essenziale non statico, e necessita di manutenzione continua per poter funzionare bene e meglio. Tutto parte da esso e tutto dipende da esso. L’evoluzione dell’essere umano dipende anche da questo aspetto. Come non è scontato che un individuo intelligente sia altrettanto astuto nel salvaguardare i propri simili o altre specie viventi. Questo spiega perché alcuni si pentono e si convertono ad una vita più etica e parsimoniosa, accorgendosi dei propri errori (un caso eclatante è quello di Tom Regan: da macellaio a difensore degli Animali).

Ma il fatto significativo da analizzare non è la redenzione, o conversione che dir si voglia, bensì la presa di coscienza che prende il sopravvento rispetto ad altri bisogni o necessità prettamente egoistici.

La “morte per delega” è probabilmente la ragione principale per cui molti non si rendono conto della gravità delle loro azioni. Mangiare carne acquistata al supermercato, frutto di profonde sofferenze, vuol dire uccidere per mano di altri. Altri alleveranno animali, che poi verranno sfruttati ed infine uccisi senza pietà. “Se ognuno sapesse ciò che avviene all’interno dei mattatoi… probabilmente diventeremmo tutti vegetariani”, così disse Lev Tolstoj).

L’esclusione dell’empatia dalla propria sfera emozionale, è facilmente plausibile se ci si disinteressa di ciò che accade al di fuori del proprio “io interiore”. Peggio è se questa esclusione viene indotta, ovvero se si viene abituati, costantemente martellati, tramite pratiche sofisticate ed istituzionalizzate.

Se il genere umano proviene da secoli di pratiche di predominio e sopraffazione, è plausibile una malvagità primordiale oppure si tratta di semplice condizionamento? Come non concepire la società attuale, votata alla mercificazione delle vite altrui, un’esaltazione perfetta dello sfruttamento?

Ma allora perché alcuni lo capiscono ed altri no? Perché in alcuni individui esistono sentimenti quali empatia, tolleranza, solidarietà e quant’altro di utile alla salvaguardia altrui… mentre nella maggioranza (perché purtroppo essa è) vige un’indifferenza cospicua che esclude anche un semplice gesto di compassione?

Aiutare il prossimo, soccorrere un bisognoso, dimostrare aiuto ed affetto anche tramite un semplice gesto di gentilezza, contribuire alla salvezza degli animali e dei deboli, è sempre più raro, proprio grazie ad una assenza di tali emozioni. Ci stiamo dunque dirigendo verso un periodo storico sempre più povero di immedesimazione altrui? O è sempre stato così, forse anche peggio, ed ora ci si accorge degli errori passati?

Le guerre e le uccisioni sono sempre esistite è vero, ma anche le testimonianze di personaggi illustri quali filosofi, scrittori, poeti, scienziati, e altri che hanno deciso di lottare per i diritti e la libertà. Purtroppo, vivere in un epoca soggiogata da interessi di profitto ha i suoi risvolti negativi e le difficoltà sono altrettanto deprimenti. Ma se esiste una speranza, perché non perseguirla? Se esistono persone disposte ad esporsi personalmente, contro un sistema di potere che schiavizza gli esseri viventi, riducendoli a pura merce, allora il cambiamento è possibile. Non è detto che tutto sia perduto, anche di fronte a stupide conclusioni riduttive che amplificano l’ignoranza e la disinformazione.

Bisogna cogliere ogni spunto utile per una pacifica lotta di sovversione. Le ingiustizie sociali sono tante, ma forse tutte sono riconducibili ad una sola matassa, e non è per niente scontato che il progresso possa raddrizzarsi da solo verso una maggiore sostenibilità, né tanto meno tramite leggi e normative. L’intervento personale deve essere continuo ed assiduo a partire dalle nuove generazioni. Le prossime battaglie da affrontare potranno essere dure e richiedere sacrifici.

Ecco perché è importante uscire da questo consumismo di massa che genera solo falsi idoli (annullamento delle concrete necessità). Non è vero che una comunità civile regna indiscussa nel benessere creato dal suo prodotto interno lordo (obiettivo principale del capitalismo). Esso non è generatore di benessere, non se questo proviene da produzioni distruttive ed altamente degenerative.

Bisogna fare un passo indietro, dunque, per andare avanti.

Articolo di Roberto Contestabile

Fonte: http://www.decrescita.com/news/siamo-poco-empatici-e-quindi-violenti/

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