Il bambino interiore e i sogni.....

PUER AETERNUS
Il bambino interiore e i sogni

di Marzia Mazzavillani

Il "Puer aeternus" o "Bambino interiore",
compare spesso nei sogni. Individuarne la presenza, analizzarne
l’aspetto, sentirne il grande potere, creare un contatto con la sua
energia, amplifica la consapevolezza e la propria esperienza personale.

E' un modo per imparare a conoscersi meglio, per dare un nome
ed anche un volto a certa inquietudine che ci assale, al bisogno
irrefrenabile, a volte, di fare qualcosa che è fuori del nostro modo di
essere, oppure al senso di vuoto e di disperazione, al bisogno famelico
di amore e di attenzione, alla paura dell’abbandono....

Il nostro Bambino interiore,
anche quando non sappiamo di averlo, si fa sentire in mille modi, si
rivela attraverso le sensazioni di cui ho appena parlato, si manifesta
nei sogni.

Paola, mia cara amica, sogna di finire con l’auto in
una scarpata, trovare qui una casa sconosciuta al cui interno c'è una
culla. Dentro la culla vede un uovo grande e luminoso ed un fanciullo
sorridente e con i boccoli d’oro. Paola mi scrive: “La vista di quel fanciullo mi ha riempito il cuore di un grande sentimento di gioia e speranza”.

Eugenio, sposato e senza figli, sogna di avere un bambino di circa un
anno che già sa parlare. Lo prende in braccio e mentre lo ascolta sente
il suo peso aumentare sempre di più, al punto da doverlo mettere giù. E
mi dice alla fine del suo racconto:“Perché quel bambino assomigliava tanto a me, e perchè era così pesante?”

Gabriella sogna di portare in grembo una bambina e di sentire nei suoi confronti un amore fortissimo. Dice: “Mi
meraviglio ancora di quanto amore ho provato per quell’ esserino che
ancora non avevo conosciuto. Sono felicissima! Mi mette così di buon
umore.”

E per ultimo il sogno che considero più
significativo mostra il cambiamento che può avvenire nello stato
onirico, e che si può riflettere nella realtà del sognatore:

Ivana sogna di andare in una parte della città sconosciuta in cui
vivono bambini poveri e delinquenti. Questi bambini sembra vogliano
farle del male e lei dapprima ne è impaurita, ma poi si avvicina ad uno
di questi, sporco e scuro di carnagione e lo prende in braccio
nonostante lui si divincoli. Lo abbraccia e lo coccola, e quando lo
rimette giù, il bambino è diventato “buono”. Fa lo stesso con altri
bambini e tutti, dopo le coccole, si trasformano in bimbi docili, buoni
ed affettuosi.

Spesso, quando il Bambino interiore
è stato trascurato o ferito, fatica a mostrarsi, oppure si mostra
arrabbiato o aggressivo, con un aspetto sgradevole o addirittura morto.
Nel sogno di Ivana il bambino è scuro di carnagione e sporco. Appare
cioè sgradevole e “diverso”. Nel sogno lei vince il timore e lo prende
in braccio, e qui avviene il cambiamento, la trasformazione. Il bambino
diventa “buono”, cioè avviene un contatto e il bambino interiore può essere integrato, perchè viene accettato ed amato.

Questo accade per tutte le sub-personalità
che rinneghiamo e che cacciamo nella profondità dell’inconscio, quando
cominciamo ad accettarle e a non farci spaventare dal carico emotivo e
di dolore che portano, si “sgonfiano”, si trasformano e perdono gli
aspetti intimidatori o demoniaci.

Questi sogni ci mostrano quanto spesso il Bambino interiore
compaia nei sogni, ed in quali molteplici forme: bambini feriti,
maltrattati o addirittura morti sono purtroppo molto frequenti, ed
indicano la distanza da questa parte di noi, l’inconsapevolezza, la
trascuratezza nei suoi confronti. Così come la gioia di altri sogni
indica invece il contatto, la sua presenza, la sua accettazione.

Perchè il nostro inconscio ci rimanda tanto spesso questa immagine?
Possibile che proprio il “Bambino interiore” sia il perno su cui poggia,
tutta la nostra dinamica psichica? E cosa è questo meraviglioso e magico Bambino interiore che ha tutto questo potere?

Il Bambino interiore
è una parte della nostra personalità che resta sempre bambina e che
quindi mantiene in se’ le caratteristiche legate al mondo
dell’infanzia. E' l’aspetto di noi che porta nella nostra vita la
giocosità, la creatività, lo stupore, il contatto con lo spirito, ma
anche il bisogno, la vulnerabilità.

Perché allora questo bambino interiore non lo sentiamo?
Perché per farsi conoscere spesso deve mostrarsi nei nostri sogni?

Perché intorno a questa parte, nel corso della nostra crescita, si
sviluppa tutto il nostro sistema protettivo, le nostre maschere, le
nostre corazze….e tutto questo va bene, viviamo in mezzo agli altri e
dobbiamo anche saperci proteggere, ma il nostro sistema protettivo,
nell’intento di proteggere, spesso finisce per soffocare questa parte,
per renderla inaccessibile. Non la sentiamo più, siamo ormai
identificati con il mondo dei “grandi”, siamo adulti, siamo seri, siamo
responsabili.

Però il bambino interiore
resiste e sopravvive dentro di noi ed anche fuori di noi, anzi se
facciamo un passo indietro vediamo che fa parte della nostra cultura da
tanto tempo. Pensate ai miti, alle favole in cui compaiono bambini
maltrattati, abusati, in cui mostri e streghe cattive li inseguono, li
imprigionano, li divorano, ed all' abilità, all' astuzia, alla magia
che portano infine alla loro salvezza. Anche attraverso le favole ed i
miti noi recuperiamo il contatto con il nostro Bambino interiore .

Questo avviene perchè abbiamo la capacità di identificarci: tutti siamo
stati piccoli ed indifesi, tutti abbiamo avuto paura di perdere la
sicurezza, l’approvazione, l’amore dei genitori, e tutti avremmo voluto
per magia recuperare l’amore, il calore, il benessere originario.

Il Bambino interiore è quindi una realtà nella nostra struttura psicologica.

Jung è stato il primo a parlarne nel 1912. E’ lui che conia il termine di “Puer aeternus”
(Fanciullo eterno) che sarà ripreso da altri psicologi e terapeuti
dell’epoca, che addirittura ne parleranno come del “vero io”, del
nostro “io reale”. Perché Jung focalizza tanto la sua attenzione sul
bambino?

Per Jung il bambino rappresenta l’inizio e la fine dell'avventura
umana, è l'essere che esiste prima di incarnarsi come uomo e ciò che
diverrà, l'immagine di ciò che sarà, l'ampliamento di una visione non
più legata all'esclusivo corpo fisico e all'unicità dell'esperienza
terrena.

Quindi l’archetipo del Fanciullo è legato alla “nascita e rinascita”, è
legato a tutte le qualità di gioia, creatività e rinnovamento, ma può
avere anche una connotazione negativa.
L’allieva prediletta di Jung, M.L. Von Frantz, prende in esame, nel suo
libro “Il Puer aeternus” proprio questo aspetto di "ombra", che può rivelare la parte bambina.

Infatti, se il bambino rappresenta la rinascita ed il cambiamento
continuo, la spontaneità e la capacità di agire con creatività e di
aprirsi al nuovo, porta in se' anche un aspetto distruttivo:
“l’infantilismo” che deve essere sacrificato per poter crescere: tutti
gli atteggiamenti di dipendenza,bizzarria, pigrizia che portano
l'adulto a fuggire le responsabilità della vita e a far emergere un
potente bambino interiore che si esprime anche battendo i piedi e facendo capricci,ed è come dicesse: “Voglio tutto, voglio averlo ad ogni costo e sono gli altri che me lo devono dare”. Cosa significa questo?

Che una persona adulta che utilizza nel suo modo di essere solo il bambino interiore, che lo mette in evidenza, (che ha un Se' primario identificato col bambino )
può apparire facilmente gioioso, simpatico, spontaneo ed avere gran
facilità di rapporti, ma può essere totalmente incapace di prendere
decisioni, di assumersi delle responsabilità, di sacrificarsi, di fare
le cose regolarmente. E’ una persona cara, ma ha sempre bisogno di
appoggiarsi agli altri e non sa accudirsi ne' cavarsela da solo.

Allora, crescere e diventare adulti è necessario, è buono. Ma come
crescere e diventare adulti senza perdere il contatto con l'essenza, il
senso globale dell'esistenza, la creatività? Come uscire dalla vita
fantastica dell’infanzia mantenendo intatti i valori del bambino?

Bisogna conoscere il proprio Bambino interiore
nelle sue contraddizioni, nei suoi aspetti molteplici, nei suoi lati
luminosi e di ombra. Non c’è altra strada, conoscere, riconoscere,
accettare questa parte di noi, farla fiorire per recuperarne le qualità.

“ E’ necessario restare bambini pur essendo divenuti adulti”
dice lo psicoanalista e scrittore Aldo Carotenuto affrontando questo
tema. E’ necessario recuperare la spontaneità, la creatività, la
fantasia per equilibrare un mondo adulto spesso svuotato, in cui viene
a mancare l’entusiasmo, in cui non si sa godere del qui ed ora, in cui
ci si vergogna ad esprimere le proprie emozioni, ci si vergogna a
chiedere.

Mentre Cristo con la frase:” Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli” ne ribadisce la necessità.

Diventare come bambini significa nutrire il proprio Bambino interiore,
recuperare lo sguardo infantile, lo sguardo incantato. Il bambino è
l’apertura nei confronti del mondo e nei confronti degli altri, è la
spinta verso la vita e verso lo spirito.

E proprio quando appare nei sogni il Bambino interiore
mostra tutte le sue innumerevoli sfaccettature: bambino felice, bambino
ferito, bambino capriccioso, bambino invadente, bambino giocoso,
bambino tenero, bambino arrabbiato, bambino spirituale, bambino magico.

Cominciare, attraverso i nostri sogni a comprendere lo stato di benessere o malessere del nostro Bambino interiore, è un’avventura che può riservarci molte sorprese.

Marzia Mazzavillani,
counselor relazionale iscritta al registro ANCORE è specializzata in
Voice Dialogue e lavoro con i sogni. E' vice-presidente dell'Associazione Voice Dialogue Italia ed ha creato e gestisce la Guida dei sogni
sul Portale Supereva fornendo anche consulenze on line. Lo studio della
psicologia dei Se’ e l’analisi del mondo onirico sono il fondamento del
suo metodo di lavoro che diffonde attraverso conferenze e lezioni e che
pratica in sedute individuali e lavori di gruppo.

Info:www.sogniesegni.it

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