Una carenza di vitamina D aumenta il rischio di Alzheimer

Una carenza di vitamina D aumenta il rischio di Alzheimer

I ricercatori hanno scoperto che le persone con bassi livelli di vitamina D sono fortemente soggette all’Alzheimer.

I ricercatori dell’Alzheimer’s Disease Center, della University of California di Davis e della Rutgers University, hanno scoperto che le persone con livelli bassi di vitamina D hanno un rischio di ammalarsi di Alzheimer, tre volte maggiore rispetto a quelle che hanno livelli adeguati di vitamina D.

Dal loro studio si evince che la carenza di vitamina D negli anziani è fortemente correlata a un declino cognitivo accelerato e a prestazioni ridotte, come la perdita di memoria; tutti fattori associati all’Alzheimer e alla demenza.

L’ampio studio è stato condotto su quasi 400 uomini e donne, con età media di 76 anni, diversi per razza ed etnia, della California del Nord; alcuni cognitivamente normali o con lieve deterioramento cognitivo (MCI), altri con demenza.

Libri e varie...

All’inizio dello studio è stato misurato il loro livello di vitamina D. Dalla misurazione è venuto fuori che le persone carenti di vitamina D erano quelle appartenenti alle etnie con la pelle scura e quelle affette da demenza lieve o grave.

Queste persone sono state monitorate per 5 anni. Nei 5 anni di durata dello studio, gli individui carenti di vitamina D hanno registrato un declino cognitivo da due a tre volte più veloce rispetto a quelli con livelli sufficienti di vitamina D. In altre parole, ci sono voluti solo 2 anni per gli individui carenti, per declinare allo stesso livello in cui sono arrivati quelli con vitamina D adeguata, in 5 anni.

Sole e dieta a base di Vitamina D per prevenire l’Alzheimer

Come ben sappiamo la fonte primaria di vitamina D è il sole, e non a caso, spiegano i ricercatori, le persone che hanno la pelle più scura (africani, ispanici ecc.) sono quelle che fanno registrare una più alta incidenza di alzheimer (specie gli afroamericani negli USA) rispetto ai cosiddetti “bianchi”. Ciò è dovuto al fatto che la pelle scura, per via dell’alta concentrazione di melanina, non permette di assorbire a sufficienza la vitamina D dal sole, in quanto ne inibisce la sintesi.

Insieme a questi soggetti, il rischio di alzheimer aumenta per gli ultra sessantenni di qualsiasi razza e colore della pelle, carenti di vitamina D. La carenza di vitamina D può essere dovuta sia ad una insufficiente esposizione alla luce solare, sia ad una insufficiente assunzione per via orale. In pratica, il sole, insieme ad una dieta a base di vitamina D, risultano la migliore medicina per la prevenzione della demenza senile.

Joshua Miller, professore del Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio alla University of California di Davis (dove è stato effettuato lo studio in questione), ha dichiarato: Indipendentemente da razza o etnia, dalle abilità cognitive di base e da una serie di altri fattori di rischio, l’insufficienza di vitamina D è associata ad un calo significativamente più veloce delle prestazioni, sia della memoria episodica che della funzione esecutiva. Questo lavoro e quello di altri, suggeriscono che ci sono dati sufficienti per raccomandare che le persone over 60 discutano con i loro medici se prendere quotidianamente un integratore di vitamina D. Anche se ciò dimostrasse di non essere efficace, c’è comunque un rischio molto basso per la salute ad assumerlo”.

“Ci aspettavamo di vedere un declino nei soggetti con bassi livelli di vitamina D”, ha detto Charles DeCarli, direttore dell’Alzheimer’s Disease Center. “Quello che non ci aspettavamo è il grado di profondità e rapidità dell’impatto dei bassi livelli di vitamina D sulla cognizione”.

I sintomi comuni che indicano una carenza di vitamina D

Una buona dose di vitamina D si ottiene stando all’aria aperta, ma a causa del fatto che molti passano davvero poco tempo alla luce del sole, la carenza di questo elemento importantissimo per il nostro organismo è diffusissima.

Il nostro corpo, infatti, produce vitamina D attraverso la luce del sole, ma è possibile anche consumare integratori a base di determinati alimenti che ne contengono (pesce, tuorlo d’uovo, cereali e grano).

Non passiamo più molto tempo all’aria aperta come una volta, spesso a causa dell’incremento nei decenni dei lavori effettuati in ambienti chiusi (aziende, fabbriche, uffici), a differenza dei tempi passati quando una buona parte della popolazione lavorava la terra, accudiva il bestiame ecc. Per questo, una rivista americana, The American Journal Of Clinical Nutrition, ha descritto questo problema come una vera e propria pandemia su scala mondiale, con effetti pesanti sulla salute sia fisica che emotiva della popolazione.

La vitamina D è un elemento importantissimo per il nostro organismo, in quanto contribuisce ad assicurare il buon funzionamento di muscoli, cuore, polmoni e cervello. Una giusta dose di vitamina D nell’organismo, previene disturbi cardiocircolatori, rafforza il sistema immunitario, contribuisce alla solidità dei tessuti ossei (ossa, cartilagini e denti), previene le infezioni, e agisce addirittura come antidepressivo.

Il metodo più efficace per sapere se si è carenti o meno di vitamina D è fare le analisi del sangue, ma il nostro stesso organismo ci invia dei segnali, attraverso sintomi che spesso sono riconducibili ad una carenza di questo elemento. Ecco i più comuni:

– Osteoporosi: come sopra citato, una buona dose di vitamina D contribuisce alla solidità dei tessuti ossei, quindi, una eventuale carenza fa sì che le ossa esauriscano il calcio in esse contenute, indebolendosi e aumentando il rischio di fratture.

– Ipertensione: una buona dose di vitamina D, previene disturbi cardiocircolatori, mentre una eventuale carenza aumenta il rischio di ipertensione.

– Infiammazioni: con livelli bassi di vitamina D, si ha una risposta negativa del sistema immunitario, che aumenta il rischio di infiammazioni ed infezioni.

– Colesterolo: un ruolo importantissimo di questa vitamina è quello di regolare i livelli di colesterolo nel sangue. Senza l’adeguata esposizione al sole, alcuni precursori della vitamina D si trasformano in colesterolo, piuttosto che nella vitamina stessa.

– Obesità: tutte le persone obese dovrebbero controllare i propri livelli di vitamina D, per capire se tale problema possa dipendere da una eventuale carenza. In questo caso, sarebbe bene assumere un integratore, o ancora meglio, aumentare la propria esposizione alla luce del sole. Infatti, uno studio tutto italiano della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, ha anche mostrato come nei soggetti in sovrappeso o obesi con carenza di vitamina D, l’integrazione della stessa, sia di aiuto per liberarsi dei chili di troppo.

– Eccessiva sudorazione nei bambini: secondo il Dr. Holick, una sudorazione eccessiva nei neonati a causa di irritabilità neuromuscolare, è un sintomo precoce di carenza di vitamina D.

– Depressione: i recettori della vitamina D sono coinvolti in numerosi processi del cervello, per questo una carenza è spesso associata alla depressione.

Fonte: https://www.salutecobio.com

Login utente