IL PARADIGMA OLOGRAFICO....FANTASTICO!!!

Tutto è uno                    l'ipotesi della scienza olografica                    di Talbot                    Disponibilità: Disponibile

In questo topic riporto un’introduzione al paradigma olografico, elemento già citato in altre sezioni e che servirà comunque come riferimento per le discussioni future. Per chi ancora non dovesse conoscerlo, comprenderlo dovrebbe almeno servire come esercizio di apertura mentale (ma di sicuro qualcosa di più). Qui riporto un’introduzione per chiarire le idee (spero), se volete aggiungere altro per favore fatelo.

Comunque troverete molto di più nel libro:
Tutto è uno, di Michael Talbot.

Il paradigma olografico nacque grazie a due scienziati: David Bohm (fisico presso la University of London, uno dei fisici quantistici più stimati al mondo) e Karl Pribram (neurofisiologo presso la Stanford University e autore del testo The languages of the brain).
Bohm e Pribram sono giunti alle stesse conclusioni indipendentemente e partendo da due direzioni molto differenti. Bohm si convinse della natura olografica dell’universo dopo anni di insoddisfazione per l’incapacità delle teorie correnti di spiegare tutti i fenomeni che si incontrano nella fisica quantistica e Pribram se ne convinse a causa dell’incapacità delle comuni teorie sul cervello di spiegare i vari enigmi neurofisiologici.
Quando i due scienziati sono giunti alle proprie conclusioni, si sono accorti che questo modello chiariva anche altri misteri e che esso dava improvvisamente senso ad una vasta gamma di fenomeni categorizzati al di fuori della comprensione scientifica. Questi includono telepatia, precognizione, psicocinesi, ecc…
Dopo di essi molti scienziati cominciarono ad abbracciare il modello olografico poiché esso aiutava a spiegare praticamente tutte le esperienze paranormali e mistiche e negli ultimi anni ha aiutato a far luce su un crescente numero di fenomeni prima inesplicabili.

Il modello olografico ha ricevuto un rilevante sostegno attraverso esperimenti. Nel campo della neurofisiologia numerosi studi hanno confermato varie previsioni di Pribram riguardo alla natura olografica di memoria e percezione. In modo analogo, nel 1982, un esperimento che costituisce una pietra miliare, eseguito da un gruppo di ricerca guidato dal fisico Alain Aspect all’Istituto di Ottica Teoretica Applicata di Parigi, dimostrò che la trama di particelle subatomiche che compongono il nostro universo materiale (la struttura della nostra realtà) possiede ciò che sembra essere un’irrefutabile proprietà olografica.

Una delle cose che rendono possibile l’olografia è un fenomeno conosciuto come interferenza. L’interferenza è il disegno intersecato che si verifica quando due o più onde si increspano l’una verso l’altra. La complessa disposizione di creste e avvallamenti che risulta da queste increspature è nota come schema di interferenza (es quando buttate in uno stagno due sassi le onde che si formano si incrociano formando uno schema di interferenza).
Ogni fenomeno simile a quello delle onde può creare uno schema di interferenza, inclusa la luce e le onde radio. Poiché la luce laser è una luce estremamente pura e coerente, è in particolar modo adatta a creare schemi di interferenza.

Un ologramma è prodotto quando un’unica luce laser viene divisa in due raggi separati. Il primo raggio viene fatto rimbalzare dall’oggetto per essere fotografato. Poi il secondo raggio viene lasciato collidere con la luce riflessa dal primo. Quando questo accade essi creano uno schema di interferenza che viene poi registrato su una porzione di pellicola.
A occhio nudo l’immagine sulla pellicola non somiglia affatto a quella dell’oggetto fotografato (somiglia piuttosto ad uno schema di interferenza).
Appena un altro raggio laser viene proiettato attraverso la pellicola, riappare un’immagine tridimensionale dell’oggetto originale.

La tridimensionalità non è il solo aspetto straordinario degli ologrammi. Se una porzione di pellicola olografica contenente un’immagine viene ad esempio tagliata in due e poi illuminata da un laser, si troverà che ciascuna metà conterrà ancora l’intera immagine. Anche se le metà vendono divise nuovamente e poi ancora, un’intera immagine può essere ricostruita da ogni piccola porzione di pellicola (anche se le immagini diventeranno sempre più offuscate col rimpicciolirsi delle porzioni). A differenza delle normali fotografie, ogni piccolo frammento di pellicola olografica contiene la completa informazione registrata nell’intero.
Questa proprietà, secondo Pribram, esiste in modo analogo nel cervello. Grazie a diversi esperimenti dimostrò che anche la memoria poteva essere “di natura olografica” in quanto esportando diverse parti del cervello, a cui fino a quel tempo era attribuita la capacità di contenere la memoria, i soggetti degli esperimenti non perdevano la memoria ma essa si offuscava. Inoltre sperimentò che asportando fino al 98 % di quelle parti del cervello a cui era adibita una determinata capacità (ad esempio la vista), le cavie erano ancora in grado di eseguire attività complesse che richiedessero quella capacità.

Le scoperte di Dennis Gabor (premio Nobel per la teoria sugli ologrammi) diedero un altro apporto alla teoria olografica. Gabor, basandosi sui calcoli di un francese del XVIII secolo, un certo Fourier, riuscì a convertire qualsiasi schema in un linguaggio di onde semplici e dimostrò come queste forme d’onda potessero essere riportate allo schema originale. Tramite queste equazioni, si poteva trasformare qualsiasi tipo di immagine in uno schema di interferenza che, se impresso su una pellicola olografica, avrebbe dato origine all’immagine di partenza.
Pribram in questo modo elaborò un sistema che lavorava come un analizzatore di frequenza: grazie ad esso si poteva convertire qualsiasi schema in una forma d’onda poi traducibile in schema di interferenza.

Studi successivi dimostrarono che tutto ciò che cogliamo con i cinque sensi non è altro che vibrazione d’onda, quindi traducibile in uno schema di interferenza. In questo modo si pensa che il cervello funzioni come un ologramma e che, interpretando le varie vibrazioni, ci trasmetta poi le informazioni tramite cui noi vediamo il mondo.

Anche (e specialmente) la fisica quantistica, gli studi di psicologia, gli studi effettuati sull’LSD, quelli effettuati sulle esperienze paranormali, sui viaggi extracorporei, sulle esperienze di premorte e sui sogni contribuirono molto all’elaborazione del paradigma olografico, a cui molti scienziati hanno aderito.

In conclusione, il paradigma olografico suggerisce che in realtà noi non vediamo il mondo per quello che è veramente, perché, ad esempio, noi non percepiamo tutte le vibrazioni, ma solo una piccola parte di esse.
Esiste perciò un mondo che noi percepiamo solo in parte, noi siamo intrappolati in quello che il cervello ci fa vedere e in quello che, educandoci e crescendoci, ci hanno insegnato a vedere (questo si rifà anche a diversi livelli di attività cerebrale: beta, alpha, theta e delta, che più avanti riporterò).
Tramite l’acquisizione di coscienza riusciamo e riusciremo a spostarci nell’ologramma dell’universo e a cambiare la realtà che ci sta intorno.
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"Se le porte della percezione
fossero sgombrate,
ogni cosa apparirebbe com'è, infinita."
William Blake

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