Fisica Quantistica e Spiritualità
Fisica Quantistica e Spiritualità
Intervista di Giovanni Pelosini al Prof. Vittorio Marchi
Il prof. Vittorio Marchi è un insegnante e un ricercatore di fisica, ma da molti anni le sue indagini e i suoi studi sono stati indirizzati verso tematiche normalmente non esplorate dagli scienziati.
Studiando le ancora sconosciute potenzialità dell’essere umano, l’energia che permea tutto l’Universo, i misteri della vita e del cosmo, gli archetipi eterni, Vittorio Marchi ha sviluppato uno speciale ambito di ricerca della realtà tra scienza e spiritualità, tra razionalità e misticismo, che rendono la sua vasta conoscenza unica e degna della massima attenzione. Questa straordinaria intervista rilasciata a Giovanni Pelosini dal Prof. Vittorio Marchi – il 30 luglio 2011 durante lo svolgimento del “Festival della Letteratura di Cecina” (LI) – non mancherà di farci riflettere sulla vera natura dell’uomo e del mondo.
D: Come e quando un grande studioso di fisica come lei è passato dalla “Scienza” alla “Coscienza”?
R:Come? Osservando che la materia, ovvero il fondamento della visione meccanicistica della realtà, che si credeva “solida”, densa, compatta ed intangibile, perdendo la sua consistenza materiale, si trasformava sempre di più in un Pensiero.Quando? …quando noi fisici, ricercatori di un settore come quello del campo della fisica quantistica, confortati dagli studi delle neuroscienze, abbiamo scoperto al CERN di Ginevra che la “nuova sostanza primordiale”, base della formazione dell’Universo, non è la “materia” (di cui si diceva sopra), bensì l’Informazione. Un campo di Coscienza universale, interamente intelligente. Un “Campo Energetico Unificato”, come lo definisce oggi la fisica, e che un tempo, circa 5000 anni fa, il mistico indicava con il nome di “Akasha”.
D: Nel suo percorso quali sono stati i suoi Maestri ed i suoi principali punti di riferimento?
R: Il maestro è stato un libro, a lungo cercato, e poi il suo autore, grande amico di Enrico Fermi, che ha pensato bene di passarmi il “testimone”. Il punto di riferimento è stata la “caduta del mito di Dio e della Creazione”, determinata dal punto di incontro tra il misticismo orientale e la fisica quantistica.Finché la fisica non è scesa nei meandri del mondo subatomico, non è stato possibile comprendere le Sacre Scritture, ed in particolare quelle dei testi himalayani. Quando invece è discesa nelle profondità dell’invisibile, ho scoperto che tempo e spazio perdevano di significato. La verifica mi è stata data dal fatto che il misticismo orientale ha percorso questa strada, partendo dall’invisibile, mentre la scienza occidentale è partita dal grossolano mondo materiale o visibile per approdare al piano del “sottile”.
D: I pensieri meno ordinari che lei esprime nei suoi libri e nelle sue conferenze, le hanno mai creato problemi in ambito accademico?
R: Inevitabile. La psicoscienza e in particolare la psicofisica hanno scoperto una novità piuttosto dura da digerire. La fisica quantistica sta dimostrando che quel mondo naturale che si credeva così materialmente reale sta svanendo nella “irrealtà” della sua consistenza fisica. E cosa fanno i nostri più illustri leader del conservatorismo scientifico per correre ai ripari? Dicono che la materia solida è qualcosa di stabile, e che le regole che si applicano al mondo subatomico non si applicano al mondo macroscopico newtoniano. Insomma, che tra il micro e il macro esistono due diverse serie di leggi e di regole. Il che è falso come dimostrano tutti gli esperimenti eseguiti da Anton Zeilinger, professore di fisica all’Università di Vienna. Il quale è un esempio che fa eccezione alla regola. Il fatto è che ciò che ancora le varie accademie del mondo non accettano è che il mondo “spirituale” sia un prolungamento della scienza e ne rappresenti il suo completamento. Di qui l’ostracismo.
D: In che modo le più recenti scoperte della fisica quantistica confermano le visioni mistiche dell’antichità, presenti in modo simbolico negli archetipi delle mitologie, dell’alchimia, dell’astrologia, dei Tarocchi…?
R:Il misticismo orientale afferma che Dio non è un’entità, ma uno “stato di consapevolezza”, e che uno scienziato unidisciplinare non lo troverà mai, perché viaggia con i paraocchi. Per questo c’è stato Gesù, che con la sua missione storica si è speso molto per osservare che “tutto l’ Universo è figlio di una donna sterile”. Una metafora per indicare come tutta la Creazione sia… Increata. Ma come fare per spiegare alla mente umana un concetto così impossibile da assimilare? Come fare ad illustrare che l’Universo è “inessente”, e che quindi non diviene, nel senso che non viene in essere, ma è?
Per cercare una via di uscita al problema, il misticismo ha dovuto affidarsi al simbolo e al mito, per esprimere un concetto di Assoluto Eterno che eliminasse l’idea dell’origine e della fine, della nascita e della morte delle cose e degli esseri umani. Ma il misticismo, tra archetipi, alchimie, astrologie e altro, mancava di un linguaggio adatto, di una “neolingua”, capace di trasferire quanto sperimentato interiormente (spiritualmente) all’esterno. Per questo la scienza (quantistica), pur arrivando in ritardo, ha avuto il grande merito di tradurre in un linguaggio elaborato, ideale e più adatto alla massa, qualcosa che ha le dimensioni dell’infinito, per trasmettere tale “Informazione” alle capacità dell’intelletto umano
E allora, coincidendo con quanto affermato dalle verità mistiche millenarie, anche la fisica quantistica ha finito per concordare con i testi dei Veda e dei Vedanta nel dire che non esiste un “altrove” (relatività), bensì un “ovunque” (assoluto), non un luogo (spazio), ma la “non-località”.Non un tempo, ma un “hic et nunc” (qui ed ora). Sempre. Ecco perché oggi l’oriente riconosce che: “Scienza e Spiritualità sono come due gambe che consentono all’uomo di avanzare verso la meta”.
D: Quale futuro immagina che la scienza possa riservare all’umanità e alla sua evoluzione spirituale?
R:Grandi passi, se i ricercatori del futuro, uscendo dai loro schemi mentali meccanicistici, si orienteranno verso un tipo di ricerca che li vedrà occupati in veste di ricercatori “spirituali” nel campo del “sottile”, della coscienza cosmica e del campo unificato. Se riusciranno a superare quel LIMEN, un punto liminale o limite di separazione, causato da una soglia sensoriale, psicofisiologica, che procura all’uomo l’illusione ottica di essere altro, dall’essere un unico con il Tutto, e di non vedere che Osservatore e Osservato (come asserisce la fisica quantistica) sono Uno. Non per niente il termine “Uomo” deriva dal sanscrito: “Manava”, che a sua volta deriva da “Manas”: il “Pensiero” o “Coscienza Empirica”.
Si tratta, quindi, di incominciare a riconoscere che esiste una realtà fatta di una certa identità esistente tra uomo e cosmo, relazione che si va facendo sempre più stretta, fino a essere sostenuta oggi dalla stessa PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia). E non è un caso che la stessa Università di Southampton (Regno Unito, altra eccezione) nell’ambito del progetto “Coscienza Umana”, abbia lanciato un invito alla collaborazione internazionale per lo studio di “Aware”, connesso al processo conosciuto come “Awarness during Resuscitation”.
D: Qual è il ruolo dell’essere umano nell’Universo?
R: Fondamentale. L’uomo è figlio di questo universo, e questo universo è figlio dell’uomo. L’uno genera l’altro, come il seme l’albero e viceversa, in un apparente paradosso inesplicabile. Ognuna delle due “singolarità” non ha creato l’altra, altrimenti avrebbe duplicata se stessa, ma si è semplicemente riflessa (disuguaglianza simmetrica). “Tutto, assolutamente Tutto, è indissolubilmente e in continuità nucleo (uomo-particella) e Campo o Spazio Pensante” (“ondi-cella”- Coscienza/Vibrazione) (Schroedinger, 1958). La forma è solo un’area vibrazionale più densa del campo energetico unificato. Pertanto l’Osservato dipende dalla presenza dell’Osservatore. Lo scopo dell’universo, del resto, è quello di essere osservato. Senza l’osservatore non esiste l’Universo e/o l’osservato, e viceversa. Sono Uno. Altrimenti, se per assurdo così non fosse, la vita non sarebbe.
D: In molte occasioni lei ha parlato dell’Unità, e dell’unione di ogni essere in un Tutto universale unico. Perché questo concetto è così difficile da accettare?
R: Semplice. Perché da millenni l’umanità è stata educata dalle varie Religioni del mondo, attraverso riti e cerimoniali vari, a credere all’esistenza di un Creatore e di un Creato. A parlare di un Dio Formale (in maniera antropomorfica) anziché di una Divinità Informale, come stato di Coscienza Cosmica. In questo modo la “Teologia morale” ha potuto tenere in scacco l’individuo, parlandogli di Giudizi universali, di condanne e di Peccato Originale, da cui poi egli si è sentito oppresso in maniera punitiva per le sue miserevoli “colpe”. Riscattarsene oggi, con un DNA così preformato, è quasi un’impresa disperata.
Da sempre, il fatto che la materia sia intessuta in un modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare una intelligenza del più alto livello, ed in modo così stupefacente, ha finito per implicare nella mente degli uomini la presenza nel mondo di un “Grande Progettista” geniale, di un “Grande Orologiaio” distaccato, di un “Grande Orchestratore” esterno, di un “Grande Architetto” costruttore, di un “Grande Regista”, direttore dell’Universo. E ciò ha continuato ad avvenire, nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi (dato che neanche un atomo è materia inerte) abbiano mostrato un modo di assemblarsi da soli veramente strabiliante, a seguito di una trasformazione “auto-organizzata” o “auto-arrangiata” che lascia sbalorditi.
Il concetto è difficile da accettare, perché sfida il programma subdolo di una cultura millenaria, che lo ha spacciato per la nozione più eretica e blasfema che si possa immaginare. E poi perché in quella dualità si annida il business dell’intermediazione, il più scandaloso affare di tutti i secoli. Un affare che è la madre di tutte le atrocità compiute dall’umanità, perché toglie dignità a qualsiasi cosa creduta altro da noi stessi e al nostro stesso simile. Quando invece siamo un “Singolo Organismo” o Campo di Coscienza Universale, un Intatto interamente intelligente. Del resto, ci siamo mai chiesti: ma perché la verità si chiama verità? Non perché il suo contrario sia il falso, ma perché essa è Unica. Vedere ciò, è diverso che dire che essa è non-falsa.
D: Ci sono stati o ci sono ancora individui o organizzazioni che in modo cosciente hanno operato affinché l’Uno apparisse come Due, e tale apparente separazione fosse percepita come realtà?
R:Di queste ce n’è una miriade, laiche e religiose. Ma ce n’è una al vertice di tutte e cui tutte fanno capo: il “New Global Order”. Tuttavia, per l’approfondimento e l’analisi di questa enorme e micidiale struttura dominante, per la cui trattazione completa ci vorrebbe uno spazio a parte, è bene rimandare qui alla lettura dei libri: “La Scienza dell’ Uno” e “Mirjel, il Meraviglioso Uno” (entrambi testi del Gruppo Editoriale Macroedizioni), che ne fanno ampio riferimento.
D: Che cosa è il tempo? Esiste veramente o è una illusione mentale?
R:Con l’osservazione l’onda diventa corpuscolo. L’energia del Campo Unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione). Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell’energia in materia. Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono. Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa e una apparizione di una particella e l’altra. Questi intervalli che sembrano susseguirsi in rapida successione sembrano andare a costituire il tempo. Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre. Tutto è, anche se ciò sembra un ossimoro (paradosso): “movimento è quiete” come diceva lo stesso Gesù (primo fisico quantistico ante litteram).
Solo ora, forse si è incominciato ad intravedere che il “nulla” o il “vuoto” di cui parlavano il “realizzato” himalayano, o il “sufi” islamico, non stavano ad indicare il “niente”, bensì il “pieno” di uno stato quantico vibrazionale, privo di spazio e di tempo e materia, dal quale – secondo il modello di Vilenkin, del 1982 della Tufts University – scaturisce il manifesto, e ad esso ritorna eternamente in un ciclo senza fine e senza inizio. Il limite del nostro ragionare è che esso è lineare, e si snoda in un’unica direzione, secondo un orientamento unidirezionale, come il presunto sviluppo del tempo, mentre nella realtà noi non vediamo che esso è “ossidato” dalla nostra incapacità di renderlo circolare. E ciò dipende dal fatto che noi crediamo che il nostro tempo di vita sia inferiore a quello dell’universo, dalla concezione che ci siamo fatti di essere una parte, e “da parte”, quindi marginali al Tutto, da cui ci sentiamo strappati, isolati e chiusi.
Il giorno però in cui ci renderemo conto che stiamo ritornando al Tutto (Uno), da cui pensiamo illusoriamente di essere stati tolti (col Due, espresso dal mito della caduta), allora capiremo il perché abbiamo l’impressione che il tempo scorra sempre in avanti, verso il futuro (che non c’è). E allora il tempo cesserà di esistere, perché Tutto ciò che è nell’Universo è già dentro di noi.
Intervista rilasciata a Giovanni Pelosini dal Prof. Vittorio Marchi, durante lo svolgimento del Festival della Letteratura di Cecina (LI), tenutosi il 30 luglio 2011.
Sempre di Vittorio Marchi, leggi l’anteprima del libro “La Grande Equazione”
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