I 22 Archetipi Le Chiavi dell’Universo
22 Archetipi
dell'Ing. Mario Pincherle
Le 22 funzioni strutturanti le infinite forme del mondo psicobiofisico:
forme della materia, forme biologiche, forme di pensiero.
- una revisione critica di Michele Leonardi -
parte I
L'Ingegner Mario Pincherle (n. Bologna, 1919 - m. Bientina, 2012), più precisamente dottore in ingegneria [6], filosofo, docente, ricercatore, scrittore, insomma uomo poliedrico, afferma che Socrate, secondo quanto ci ha trasmesso Platone nei suoi dialoghi, fosse convinto che con soli 22 elementi base, da lui definiti come i segni sacri, ossia null'altro che archetipi (termine che deriva dal greco antico, traducibile come "modello originale"), si potesse descrivere la sostanza di tutte le cose. Addirittura l’intero universo delle infinite forme, esperibili dal nostro corpo mediante i nostri sensi, sarebbe stato creato grazie a questi soli 22 semplicissimi componenti.
In breve nel suo libro “Archetipi – Le Chiavi dell’Universo”, [1] il Pincherle afferma di avere riscoperto i 22 archetipi socratici matrici del mondo, e distingue tra 22 forme-funzioni, guarda caso, come egli stesso ha evidenziato, del tutto simili come ordine di grandezza al numero di componenti del sistema dell’alfabeto fonetico.
In un universo dalle infinite molteplici forme, Pincherle sostiene che la forma segue la funzione, e che i 22 archetipi a cui alludeva Socrate, altro non siano che 22 funzioni elementari non riducibili ulteriormente, e che Gustav Jung ne avrebbe riscoperti solo 7.
Pincherle li ha "riscoperti" tutti e 22, tra cui la forma-funzione unificante, ossia l’archetipo principe di tutti gli altri 21 archetipi.
Sempre secondo il Pincherle, con un ragionamento sensato, questi 22 archetipi sarebbero stati confusi da Platone, discepolo di Socrate, con le combinazioni di archetipi, cioè con le idee, le quali non sono affatto archetipi, bensì combinazioni complesse di archetipi.
Tuttavia, sempre secondo Mario Pincherle, l’uso degli archetipi sarebbe condizionato dalla conoscenza delle 10 modalità secondo le quali gli archetipi possono funzionare, ossia esplicarsi: 6 spaziali, cioè le 3 direzioni dello spazio, raddoppiate secondo il loro verso, le 2 direzioni del tempo, ed infine 2 modalità ritmiche, una continua e l’altra alternata.
I 22 archetipi del Pincherle sarebbero quindi le seguenti funzioni:
(tra parentesi indichiamo una qualsiasi corrispondente forma-funzione, ossia una qualsiasi “forma” che quella determinata funzione può assumere tra le infinite forme possibili):
1 – la funzione unificante / l’unione degli opposti, la complementarità [2] (forme-funzioni: la doppia spirale del DNA / l'unione degli opposti yin e yang / il gancio / il simbolo e operatore matematico di somma / la stretta di mano che sugella l'amicizia o un accordo tra le persone / il matrimonio che consacra l'unione stabile nella vita tra un uomo e una donna / la famiglia, vincolo di unione tra consanguinei, progetto di vita nuova vita, nonché cellula base e collante della società / l'incastro tra due elementi di legno / un ponte che collega due sponde / un tunnel che collega due versanti di una montagna, ecc.; fin da qui vediamo che queste forme-funzioni si concretizzano sia nel mondo fisico e biologico, che in quello spirituale, cioè psicologico, relazionale, mentale, sociologico, antropologico, etologico, ecc.):
2 – la funzione contenitrice / contenitore / contenere (esempi di forme funzioni: il vaso di Pandora / il recipiente / le uova / la placenta della donna gravida / le pannocchie di mais contenenti i semi / i bicchieri / le bottiglie / ecc., la penna stilografica contenente l'inchiostro, il pallone di calcio contenente aria atmosferica compressa, il calendario contenente i giorni dell'anno, il vocabolario contenente parole e loro significato, i libri contenenti informazioni, opere letterarie, ecc., le librerie, le biblioteche, i DVD contenenti dati audio e immagini, gli hard disk HDD ed SSD contenenti sempre dati digitali elettronici, le scatole, i containers, le bare, i cimiteri, i parcheggi di autovetture, i grattacieli uffici, ecc. - notare che la funzione contenitrice non è sempre la funzione principale in tutte le cose delle immagini seguenti, come ad esempio nel caso della penna stilografica; difatti il Pincherle spiega nel suo libro, cui ovviamente si rimanda, che occorre anche distinguere tra funzioni principali e secondarie, oppure comprimarie, ecc.):
3 – quella rotante / la rotazione / girare (la ruota / godrone):
4 – la funzione indeformante / la solidità / solidificare (il triangolo sacro / la squadra / la capriata / la struttura triangolare isostatica):
5 – la funzione vivificante / vita / lodare (l’albero della vita / arti ), che, aggiungiamo noi, si potrebbe definire come la definiscono Maturana e Varela, ovvero tramite il concetto di autopoiesi : [3]
6 – la funzione portante / congiunzione / agganciare, unione temporanea delle cose (l’uncino / chiodo, sostegno / la lettera "e" di congiunzione tra le parole e le frasi, la lettera "e commerciale" dei soci di un'impresa):
7 – la funzione frenante / eternità / durare (lo Zed / fermare il tempo concettualmente, il “T con zero” della fisica):
8 – la funzione proteggente o isolante / riparo / proteggere (forme-funzioni: il carapace, l’esoscheletro della tartaruga / lo scudo / il software con funzione di firewall / il coperchio di una pentola trattenente calore, vapore acqueo, che ci protegge dai cibi in ebollizione / il casco di protezione della testa / il maglione di protezione, isolamento dal freddo / un vaccino contro un virus / l'ombrello, scudo dalal pioggia / le tegole in laterizio delle case / l'ombrellone, scudo dal sole / le mura di una antica città /... / ma anche un libretto di istruzioni di prevenzione infortuni / ecc. ):
9 – la funzione cedente / matrice, che si lascia penetrare (il fiore di loto / il foro); notiamo che la funzione cedente e quella penetrante sono complementari (le voragini naturali, la bocca, l'utero, la caverna, il foro della serratura, la matrice di uno stampo industriale, ecc.) :
10 – la funzione riducente / concentrazione / concentrare (il punto); complementare a quella espandente (l'imbuto, il capezzolo femminile, la concentrazione di case in un paese, il latte condensato, il latte liofilizzato in polvere, la tela del ragno convergente al centro dove il ragno recepisce le vibrazioni della preda catturata che cerca di liberarsi, la cannula di sversamento della betoniera, il sistema di raccolta e filtrazione dell'acqua piovana dei pozzi alla veneziana, ecc.):
11 – funzione pungente, penetrante / penetrazione / penetrare (il dardo / la punta / il dente canino / il cuneo, ecc.):
12 – misura / misurare (il braccio o il cubito sacro / compasso / proporzionare, rendere le cose a misura d’uomo; il metro di misura; il contatore elettronico; l'orologio; il metro flessibile del sarto; il misurino per i liquidi; il contachilometri percorsi; le unità di peso di riferimento; la bilancia; il setaccio, il colino, lo scolapasta, i cui fori di diametro o ampiezza prefissati in parte trattengono, in parte lasciano passare, appunto in base a una misura ben determinata ... ecc.):
13 – la funzione informe o della liquidità / nutrire (esempi di forme-funzioni: l’onda / ambiente); notiamo che all’interno di un contenitore il liquido assume la forma complementare del contenitore:
14 – l’archetipo della trasformazione / trasformare (il sacro rombo, il trasformista/ rombo):
15 – la funzione comprimente / pressione / comprimere (il frantoio / la pressa / i denti molari):
16 – la funzione collaborante (copulare) o della corrispondenza / corrispondere (gli occhi / reciprocità / azione scambievole / le relazioni tra le parti):
17 – la funzione espandente / espansione / espandersi (il sole / gas / esplosione, quando l’ingrandimento è istantaneo):
18 – divisione / tagliare (la falce / coltello / il dente incisivo, ecc. / le sezioni di qualsiasi costruzione, statica o mobile / le sezioni anatomiche, ecc.): [4]
19 – funzione legante / legame / legare (la spira / gomitolo), l’unione stabile delle cose: [7]
20 – perfezione / perfezionare / la funzione della bellezza (la sfera / forma perfetta, ideale, astratta, puramente geometrica): [5]
21 – l’archetipo della traslazione / traslare (la nave o vascello cosmico), è l’archetipo del moto rettilineo, sempre secondo Mario Pincherle; questo archetipo e quello della rotazione sono in grado di muovere fisicamente o concettualmente tutto l’universo, cioè forme-funzioni e pensieri:
22 – la funzione resistente / reazione ad ogni azione / reagire (es. di forme-funzioni: la croce o il patibolo / una resistenza elettrica), il principio di azione e reazione, le reazioni vincolari:
Qualcuno dirà: perché sottilizzare con questa espressione della forma-funzione, quando si potrebbe parlare sempre di funzione da una parte e di forma dall’altra? Semplicemente per sottolineare il fatto che, sebbene le 22 funzioni di Pincherle possano tradursi in infinite forme, il risultato finale è una forma che contiene in sé perfettamente integrata e nascosta una determinata funzione, un determinato componente di base del pensiero, ovvero un determinato archetipo, oppure ancora una determinata combinazione di archetipi. In altre parole potremmo dire che la funzione, ad esempio di un utensile, è il suo spirito invisibile, il suo fantasma; purtuttavia tale fantasma si sostanzia solamente in relazione al fatto che noi lo si possa utilizzare per uno scopo ben preciso, altrimenti l'utensile è materia inerte, cui non interessa affatto avere o non avere una utilità potenziale o fattuale per gli esseri umani. Pare poco, invece è molto: persino un fantasma - cioè la funzione di un utensile - è utile alla vita, in questo caso dell'uomo, e quindi in ultima analisi persino un fantasma, uno spirito, ossia aria fritta come lo è una funzione, è reale, è realtà. Di qui discende che negare l'esistenza del mondo spirituale è negare la realtà spirituale della totalità dell'essere umano, dell'uomo. L'universo senza il suo protagonista che è l'uomo, non ha alcun senso.
Ritornando al nostro tema, per comprendere appieno il pensiero di Pincherle – che sia effettivamente una riscoperta dei 22 segni sacri o archetipi di Socrate, oppure una scoperta e una ideazione tutta di Mario Pincherle, la cosa per noi ha scarsa rilevanza -, bisogna almeno leggere il suo libro sull’argomento, cioè “Archetipi”, e qualche passo di Platone.
Se è vero quanto afferma il Pincherle, nessuno riuscirà mai a ridurre questi archetipi ad un numero inferiore a 22.
Grazie a queste 22 funzioni del pensiero - possiamo così costruire la complessità a partire da pochi elementi di base, o al contrario, cioè in modo reversibile, possiamo decifrare la complessità con un criterio di indagine, con un metodo, individuando i componenti che la determinano.
Dal punto di vista pratico i 22 archetipi di Pincherle ci possono aiutare nella ideazione o nella analisi di qualsiasi cosa, ed anzi è evidente che li utilizziamo più o meno consapevolmente di continuo quando pensiamo, o quando disegnamo col CAD, ecc. E' ovvio che, se ci sta per investire una valanga di neve, non stiamo certo a pensare: "utilizzo la funzione traslante per spostare il mio corpo a sufficienza di modo tale da non essere travolto dalla valanga", ecc. ecc., bensì valutiamo immediatamente la situazione di pericolo e cerchiamo di metterci al sicuro.
Michele Leonardi
Trattasi di un riadattamento ed ampliamento tratto dal mio ebook: Cap. 11, "I Modelli di Oggi", di "Verso un altro Habitat - 36 progetti e realizzazioni di Luigi Pellegrin architetto", disponibile gratuitamente su questo stesso sito on line e in forma ebook PDF.
Nota bene bene: il presente articolo è una semplice introduzione al libro del Pincherle, nonché una prima disamina dopo aver letto le sue 270 pagine: non va scambiata per un suo censurabile riassuntino, poiché gli argomenti ivi trattati sono ben più estesi ed articolati. Per cui si rimanda al testo originale per capirci veramente qualcosa.
(... segue qui sotto ed anche nella pagina successiva)
NOTE
[1] Mario Pincherle: “Archetipi – Le Chiavi dell’Universo”, Fidelfo Ed., Perugia 1985, riedito da Macro Edizioni, 272 pgg., Diegaro di Cesena 2001-2005.
Questo avvincente libro dell'Ing. Pincherle ha il vantaggio della scorrevolezza di lettura, ma le fonti non vengono mai citate in apposite note in appendice, il che relega questo splendido lavoro nell'ambito di semplici ipotesi pseudoscientifiche, almeno riguardo i particolari collegamenti con i testi classici greci ed orientali. Per fare un solo esempio: vedasi a pagina 29 del libro in questione la citazione di un presunto passo di Lao Tse: nel Tao-Te-Ching non vi sono affatto contenute tali parole; a quale testo allora di Lao-tzu si allude? Lo stesso dicasi per le diverse citazioni di Platone riguardo presunti dialoghi di Socrate sui "sacri segni" (gli archetipi fondamentali): nel Fedro (cui il Pincherle fa riferimento implicitamente quando dice che Socrate prima di morire avrebbe alluso nei suoi dialoghi agli archetipi) non ve ne è traccia, e nemmeno in tutti gli altri dialoghi.
Se le cose stanno così, a maggior ragione parleremo dei "22 Archetipi di Pincherle" e non dei "22 archetipi di Socrate" come egli stesso scrive, giacché diventano una sua esclusiva originale scoperta.
Non è dato di sapere poi per quale motivo il Pincherle abbia avuto bisogno di tirare in ballo Socrate per dare più vigore alla propria scoperta. Forse egli avrà così voluto mettere il suo pensiero sulla scia di quello di Platone e del suo mondo delle idee. O forse niente di più che giocare col lettore, per attrarre almeno inizialmente la sua attenzione introducendo nella sua esposizione un pizzico di mistero.
Difatti bisogna riconoscere che l'esposizione dei suoi 22 archetipi risulta così innegabilmente più gradevole, mentre se si fosse limitato a dire: "ho scoperto, ho inventato le 22 funzioni fondamentali del pensiero", forse sarebbe sembrato oltremodo saccente e noioso per il lettore.
[2] Sulla complementarità vedi ad es.: “Il tao della fisica” di Fritjof Capra, Adelphi Milano 1989; “Il tao: la via dell’acqua che scorre” di Alan W. Watts, Ubaldini Roma 1977; gli scritti antimanicheisti di Agostino d’Ippona, IV sec. d.C.
[3] Che cos’è la vita? Come riconoscere un sistema vivente? A questa domanda cercano di dare una risposta Humberto Maturana e Francisco Varela nel loro “Macchine ed esseri viventi – L’autopoiesi e l’organizzazione biologica”, Astrolabio Ed. Roma 1992; però così, sulla scorta delle ipotesi di Maturana e Varela, rimaniamo tuttavia all'interno di una visione meccanicistica riduttiva del vivente, che ignora il "motore primo", ossia tutto ciò che appartiene al mondo spirituale, ossia "volontà", "libero arbitrio", "coscienza", ecc.; sempre che tutto ciò che viene da molti considerato spirituale non sia in realtà altro che "aria fritta", mera illusione, creata dai processi mentali del nostro cervello, ridotto così l'uomo, in quest'ultima ipotesi, a niente altro che un corpo con una centralina cibernetica biologica che si crede di essere qualcosa di più di una semplice macchina biologica, cioè in ultima analisi qualcosa di più di farlocca materia, fessa quantità.
Rimanendo invece nell'ambito dell'autopoiesi di Maturana e Varela, possiamo così avvalorare l'ipotesi Gaia (biosfera e corpo geofisico Terra come sistema complessivo vivente) dello scienziato inglese James Lovelock, il quale osserva come la Terra abbia mantenuto invariato nel tempo il tasso di salinità dei suoi mari, con un meccanismo di autoregolazione o di retroazione che al momento ci sfugge. Ma anche qualora dovesse un giorno essere scoperto, ciò avvalorerebbe una volta di più l'ipotesi della meccanica autopoietica del vivente, per cui si può affermare secondo la tesi di Maturana e Varela che qualsiasi sistema autopoietico è un sistema vivente e viceversa.
[4] Scorrendo i 22 archetipi del Pincherle, sembra che ne manchi almeno
uno essenziale (per cui forse andrebbero aumentati a 23?): la funzione della moltiplicazione, della duplicazione meccanica, della riproduzione biologica, della copia (simbolo di moltiplicazione, fotocopiatrice, utilizzo della funzione di copia e incolla tramite tastiera di un p.c., la ripetizione esiste anche in natura ma non è sempre palese come nel caso degli oggetti artificiali prodotti dall'uomo, ... ecc.):
Ma visto che nei 22 Archetipi di Pincherle vi compaiono la funzione traslante e quella rotante, perché non vi è anche la funzione vibrante / oscillante, dell'oscillazione? ... visto che queste non sono altro che le componenti elementari per descrivere il moto della materia?
Mentre per quanto riguarda direzione, verso, spin, ecc., il Pincherle le ha ricomprese, come sopra accennato, nelle 10 modalità secondo le quali si esplicano i suoi 22 archetipi.
Inoltre qualche rimane qualche dubbio sulla funzione di equivalenza: forse va ricompresa in quella della corrispondenza o collaborante? ... come caso particolare di corrispondenza?
Peccato non poter rivolgere queste domande direttamente al Nostro! Tuttavia il Pincherle ha aperto una strada di indagine funzionale - e non solo, essendo in realtà molto di più -, che vale la pena di percorrere ed indagare, perfettibile o meno che sia. E se tutto ciò può apparire banale sotto certi versi, con parole di Alfred North Whitehead non dimentichiamoci mai che nulla è più difficile da capire di ciò che è ovvio.
[5] Questi archetipi del Pincherle concettualmente sembrano poter rientrare nel più vasto ambito delle verità eterne di René Descartes (il quale, per quanto ne so, non ne fece mai un elenco finito), oltre che avere attinenza con la metafora del mito della caverna e il mondo iperuranio delle idee di Platone. Ma almeno in questo ultimo caso è lo stesso Pincherle che ci dice che le idee in realtà sono composte da elementi più semplici, ossia gli archetipi, almeno come da lui definiti.
[6] Affinché non si dica che l'Italia è popolata da gente terra-terra e senza fantasia, nel nostro paese sussiste una netta differenza tra "dottore in ingegneria" da una parte e "dottore ingegnere" o semplicemente "ingegnere" dall'altra. La differenza sta nell'esame di Stato ai fini della abilitazione all'esercizio della professione. Lo stesso dicasi per quasi tutti gli altri titoli accademici e rispettiva libera professione.
[7] In prima battuta questa funzione legante o di unione stabile, sembrerebbe essere un duplicato della funzione unificante, a meno che il Pincherle non abbia voluto riferire quest'ultima esclusivamente all'unione fondamentale immutabile degli opposti contrari.
Salvo un possibile ulteriore loro perfezionamento in futuro da parte di qualche persona di buona volontà, e nonostante possa sorgere qualche dubbio e perplessità, per il momento si può tuttavia concludere che i 22 Archetipi del Pincherle reggono molto bene ad una loro prima spassionata analisi critica.
(... segue nella prossima pagina)
Rai 2, VOYAGER NEWS: Mario Pincherle
BIBLIOGRAFIA
- Mario Pincherle: "Archetipi. Le chiavi dell'universo", edizione originaria: Fidelfo Editore, Perugia 1985; riedito da Macro Edizioni, 272 pgg., Diegaro di Cesena 2001-2005.
Diversi autori si sono ispirati, dichiaratamente o meno, a quest'opera del Pincherle, e tra questi alcuni nemmeno lo hanno citato; purtroppo per loro la data di prima pubblicazione del libro di Mario Pincherle li precede di decenni.
Introduzione dalla copertina del libro:
"Gli Archetipi sono i ventidue strumenti con i quali Dio ha "progettato e dipinto l'universo": sono "funzioni" basilari della vita che vanno ad intersecare suoni, lettere, colori, disegni, pensieri e azioni.
Ogni aspetto creativo dell'universo è semplificabile a tal punto da corrispondere a una delle innumerevoli combinazioni di questi segni sacri. Nell'antichità, gli Archetipi erano conosciuti e usati, su di essi furono costruiti i primi linguaggi; anche Socrate e Platone erano consapevoli della loro esistenza ed erano in grado di usarli, ottenendo così una comprensione profonda dei fatti della vita.
Finché non capirà il significato degli Archetipi, l'uomo sarà dualista, in perenne lotta fra il bene e il male. "Col pensiero dialettico non si è risolto nessun problema, ma, uscendo dalle forme e osservando il proprio pensiero e i suoi Archetipi, l'uomo sta per scoprire di avere la stessa matrice universale da cui sono nati tutti gli esseri viventi e da cui è uscito l'intero cosmo. Il piccolo uomo comincia a scoprire il Grande Uomo, quello che non ha confini. E ne sente la voce". La stessa che hanno sentito e trasmesso tutti i pionieri degli Archetipi.
- Tiziana Corradi, Mario Pincherle: "La vita e i suoi archetipi. Incontro con Mario Pincherle", con DVD, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena, 2003-2009.
Mario Pincherle, ingegnere, archeologo, egittologo, ha raggiunto grande fama grazie ai suoi studi relativi alla Grande Piramide, che gli hanno consentito di svelare l'esistenza di una torre di granito, detta Zed o "torre dell'antitempo", protetta e nascosta dalla Piramide stessa. Ha svelato il segreto dell'oro granulato, un'unica e finissima tecnica di fabbricazione di gioielli, che nessuno aveva mai saputo ripetere. Grande esperto di lingue antiche, ha tradotto il "Quinto Vangelo", o "Vangelo di Tommaso", e scritto numerosi libri in cui parla di Gesù, Mosè, Paolo di Tarso. Ha saputo spiegare con chiarezza il significato degli archetipi, le 22 figure-base su cui è modellata la realtà. Mario Pincherle conosce e pratica molte altre arti. Nel DVD Mario Pincherle riceve nella sua casa la giornalista Tiziana Corradi, e in una lunga conversazione, a tratti seria, a tratti divertente, sempre serrata e coinvolgente, espone le intuizioni e le scoperte che stanno alla base del suo lavoro, e tanti accadimenti importanti della sua vita. Un incontro indimenticabile, con uno studioso di grande umanità.
- A cura di Giovanni Reale: "Platone. Tutti gli scritti", Bompiani Editore, Milano, 2000.
- A cura di Andrea Tagliapietra: "Platone. Fedone o Sull'Anima", Feltrinelli Editore, Milano, 1994-2011.
"Il Fedone è la storia di una morte, quella di Socrate e, allo stesso tempo, è il racconto di una nascita, quella della metafisica occidentale, che proprio nelle pagine di questo splendido dialogo vede la luce. Il racconto dell'ultima giornata di Socrate nel carcere di Atene diviene, per Platone, il luogo decisivo per tenere un altro discorso sulla morte: un discorso diverso da quelli della religione, dell'arte o della scienza, un discorso che non si limita ad inaugurare un modo nuovo di parlarne, ma si spinge fino ad intrecciare la morte e la filosofia in un abbraccio indissolubile. Dopo il Fedone, la morte non potrà più essere, per il pensiero, qualcos'altro a cui pensare, un pensiero particolare, un determinato oggetto del pensiero. Dopo il Fedone, la morte si porrà, sin dall'inizio, insieme al pensiero. Dopo il Fedone non si cesserà di pensare alla morte che cessando di pensare."
- A cura di Giuseppe Lozza: "Platone. La Repubblica", "Libro VII - Il mito della caverna", pg. 537 e segg.ti; Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990-2012.
Il mito della caverna: metafora del mondo iperuranio delle idee.
- Giuliano Gasparri: "Le grand paradoxe de M. Descartes. La teoria cartesiana delel verità eterne nell'Europa del XVII secolo, Leo S. Olschki Editore, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Roma, 2007.
La storia della teoria di Descartes sulla dipendenza delle verità eterne dall'arbitrio di Dio, enunciata per la prima volta dal filosofo francese nelle lettere a Marin Mersenne del 1630, tocca temi filosofici che spaziano dallo statuto degli assiomi logico-matematici alle questioni teologiche legate al rapporto tra possibili e onnipotenza divina. Sono analizzate le opinioni della maggior parte degli autori che presero parte al dibattito seicentesco su questo problema, uno dei più complicati tra quelli che la teologia razionale ebbe ad affrontare.
"Un fiume carsico percorre gli scritti cartesiani, dal 1630 al 1648: la teoria della creazione delle verità eterne. Per Descartes tutto ciò che esiste è creato da Dio: questa tesi si applica non solo agli enti esistenti, ma anche alle loro essenze e, soprattutto, alle leggi matematiche e logiche che ne fondano la stessa possibilità. Le verità matematiche e gli assiomi della logica, insomma, sono veri perché Dio li conosce e li vuole come tali, senza godere di alcuna indipendenza dal loro creatore. Come la critica ha rilevato negli ultimi decenni, si interrompe così la lunga storia dell'analogia tra Dio e l'essere umano: le leggi che regolano il nostro pensiero hanno sì un'origine divina, ma non istituiscono nessuna affinità tra umano e divino, perché avrebbero potuto essere altre, sebbene questo ci risulti incomprensibile. Nel corso degli anni questa tesi si arricchisce di particolari: si chiarisce progressivamente che essa vale non solo per le verità matematiche, ma anche per gli assiomi logici e perfino per le regole morali; emerge poi che non si tratta di una forma di volontarismo, dal momento che per Descartes in Dio non è possibile rintracciare nessuna distinzione tra intelletto e volontà. Presentata come dotata di un alto valore apologetico, questa fu sicuramente una delle opinioni cartesiane più sfortunate: non la accolse nessuno dei grandi post-cartesiani (Malebranche, Spinoza, Leibniz). Per gli anti-cartesiani divenne anzi un cavallo di battaglia: molti furono quelli che vi trovarono una conferma delle pericolose derive dello scetticismo, già presenti nel dubbio iperbolico e nel cogito. In campo riformato si arrivò persino ad affermare che fosse funzionale alla difesa del dogma della transustanziazione, in una filosofia che invece minava alle basi la sua tradizionale spiegazione grazie all'equivalenza di materia ed estensione. Il saggio di Giuliano Gasparri ci aiuta a ripercorrere non solo queste polemiche, ma anche la difficile seppur diffusa ricezione della creazione delle verità eterne tra i cartesiani solitamente considerati minori. In Olanda, ma anche in Francia, molti furono i filosofi e i teologi che di Descartes apprezzarono anche questa teoria. Con un destino che si ripete per tutti gli snodi centrali del pensiero cartesiano, nessuno dei suoi sostenitori la ripresenta però con le caratteristiche dell'originale. Con un primo slittamento essa viene ricondotta nell'ambito dei dibattiti ormai plurisecolari sull'onnipotenza divina: spesso quello che all'origine è un problema nato dalla fondazione della matematica e della fisica diventa invece l'elemento di un dibattito squisitamente teologico (come, del resto, era spesso anche per gli interlocutori di Descartes). Ma ciò che risulta impossibile a chi riprende in proprio questa teoria è mantenere l'equilibrio tra necessità e contingenza: Gasparri mostra bene come una parte dei sostenitori di Descartes accentuerà il primo aspetto, equiparando di fatto necessario e contingente, possibile e reale, mentre un'altra metterà in luce il secondo. "Dio può fare solo ciò che vuole" o "Dio può fare ciò che vuole": chi abbraccia la prima tesi dovrà rispondere all'accusa di determinismo e di spinozismo, chi accoglie la seconda a quella di scetticismo e di irrazionalismo. Paradossale la teoria delle verità eterne? Certamente la critica deve ancora spiegare efficacemente perché quello che Descartes presenta come un elemento centrale della sua metafisica sia spesso presentato in modo da attenuarne la portata e, soprattutto, compaia solo nelle lettere o in alcune risposte agli obiettori delle Meditazioni, senza essere messo alla base dell'impalcatura metafisica dei grandi capolavori cartesiani." Antonella Del Prete.
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