I tre Spaccapietre

I tre Spaccapietre

di Mariabianca Carelli

L’uomo risvegliato, che mira a “spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito”, si sente, sempre e comunque, un “Servitore”.

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Sa che ciascun lavoro, opera o attività, può essere compiuto a diversi livelli di coscienza, a seconda della maggiore o minore consapevolezza spirituale di chi agisce; ogni atto può spegnersi nel grigiore del quotidiano, se non osservato da una più alta prospettiva, o illuminarsi d’infinito, se vivificato dalla visione del fine più alto: Di per sé, un gesto, un atto, non è né puro né impuro: ciò che è puro o impuro è l’intenzione, è il sentimento, è il desiderio che spinge gli esseri a compiere quel gesto o quell’atto. Qualunque cosa si faccia, la purezza consiste nel riuscire ad elevarsi interiormente per captare elementi d’una maggiore sottigliezza, d’una maggiore luce, e portare così qualcosa di buono agli altri.” (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

Una storia esemplifica questo concetto. Si narra che all’epoca della costruzione del Duomo di Milano un pastore, entrato in città, guardasse ogni cosa con occhi stupiti. Vide degli uomini che spaccavano grosse pietre con possenti martelli. Si avvicinò ad uno di quegli uomini e chiese: “Dimmi, che stai facendo?”. Lo spaccapietre terse il sudore con il grembiale e rispose. “Non vedi? Spacco pietre”. E riprese a lavorare.

Più innanzi, pose la stessa domanda ad un altro spaccapietre. Questi, con fare gentile, posò il martello e rispose: “Non vedi? Lavoro per guadagnare il pane per me e la mia famiglia”. Infine il pastore si rivolse ad un terzo spaccapietre, un uomo forte e potente che lavorava di gran lena. Costui, alla stessa domanda, aprì le braccia in un gesto che indicava tutto il suo entusiasmo per il lavoro che stava compiendo: “Non vedi? – rispose – aiuto a costruire una cattedrale, per la gloria di Dio”.

Così, tutte le azioni di tutte le creature, svolte a diversi stadi di comprensione, costituiscono parti dell’Unica Opera, svolta dalla catena dell’evoluzione universale. Afferma un antico insegnamento per discepoli: “Non si tratta tanto di vivere di meno in questo mondo, quanto di vivere di più in entrambi”, sintetizzando il difficile compito, per chi percorre il “Sentiero”, di imparare a vivere in modo efficiente nel mondo visibile mantenendo il Cuore e la Mente focalizzati sulla Vita Reale.

È necessario pertanto evitare ogni forma di isolamento e di fuga dal quotidiano: Non v’isolate; non imprigionate l’anima nella sterile contemplazione, nella preghiera solitaria, nell’orgoglio della purificazione individuale, nella pretesa a una grazia che nessuna fede non fondata sulle opere può meritarvi; non v’illudete a conquistare la salute malgrado o contro la terra. Voi non potete acquistarla che attraverso la terra: non potete salvarvi che salvando. Dio non vi chiede: “Che avete fatto per l’anima vostra?” ma “Che avete fatto per le anime che vi diedi sorelle? (G. Mazzini, Dei Doveri)

Il discepolo sul Sentiero non intraprende nulla per profitto personale e non tradisce ciò che ha cominciato. Ricorda l’insegnamento di Paolo: “Anche se tu avessi la fede che sposta le montagne e il linguaggio degli angeli, se non hai la Carità, sei come un cembalo rimbombante” (Prima Lettera ai Corinti).

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Tiene presente che, per un lavoro illuminato, è necessario:

– assumere la posizione dell’ “osservatore distaccato”, evitando reazioni personali;
– riconoscere e rispettare con discriminazione e umiltà le fasi di ogni processo;
aprirsi alla Fratellanza ripudiando interessi egoistici;
– comporre su un piano superiore i conflitti tra cuore e ragione;
– operare sulle Cause più che sugli effetti;
– riconoscersi come entità spirituale;
mantenere la mente “ferma nella Luce”, illuminata e impersonale.

Solo pochi individui avanzati di ogni Paese e Fede religiosa, avendo raggiunto un certo grado di libertà e decentralizzazione, contribuiscono all’esito della battaglia che l’umanità sta combattendo per la Libertà eterna; la loro unica preghiera è “Sia fatta la Tua Volontà”.

Il progresso dell’umanità dipende, drammaticamente, dalla coscienza dei pochi individui risvegliati, che lavorano per l’evoluzione, avendo compreso che la realtà che viviamo all’esterno di noi stessi (economia, politica, società, spiritualità) non è che la riproduzione dello stato mentale interno collettivo: “L’arciere è un modello per il saggio. Quando ha mancato il centro del bersaglio, ne cerca la ragione dentro di sé.” (Confucio)

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Il maggior problema per il ricercatore sul Sentiero, qualunque sia l’insegnamento cui fa riferimento, è di far discendere le idee al livello della realtà vissuta, di far in modo che esse riflettano la loro luce nei sentimenti e nella vita di relazione. Nella prassi del quotidiano, inseguiamo spesso desideri egoici, piccole preoccupazioni ed inquietudini personali, dimostrando di non saper seguire con abbandono la corrente della vita, di non sentire in profondità che “Tutto è per il Bene”. Molti gli inceppamenti e le cadute rovinose, dai quali è necessario comunque rialzarsi prontamente per riprendere il cammino, avendone colto la lezione e il messaggio personale o di gruppo.

Ricordiamo il grido doloroso dell’iniziato Paolo, che considera gli aspetti della sua personalità non ancora trasmutati: “Signore perché faccio sempre quello che non vorrei fare ed invece non faccio quello che dovrei fare?”
Tendenze a reagire secondo schemi inadeguati, predisposizioni dure a morire, “coazioni a ripetere”, stili di vita che riproducono copioni già rappresentati risalgono spesso al passato, della nostra attuale incarnazione o di quelle precedenti. Essi si ripresentano puntualmente, finché non affrontati e purificati, e ci inducono a fare “ciò che non vorremmo”. Talvolta riusciamo a modificarli, talaltra è necessario che la Vita intervenga con una drammatica azione d’urto che “ci tramortisca”, la quale abbia come effetto quello di accelerare o intensificare il nostro contatto con l’anima. Ciò finché l’essere umano non sarà più “prigioniero del pianeta”, ovvero dominato dall’ego e dalla ricerca del piacere individuale, ed emergerà l’Uomo Trasfigurato auspicato da Aurobindo, consapevole del suo Destino di Luce.

“Egli (l’Avatar) viene come personalità divina a riempire la coscienza dalle strettoie dell’ego aprendola all’infinito e all’universale, per scioglierla dall’obbligo della nascita e condurla all’essere, per sostituire la personalità egoistica e limitata e per liberarla, per farla uscire all’immortalità.” (Aurobindo, Lo yoga della Bhagavad Gita)

È importante che coloro che si sono risvegliati all’Essenza della propria Anima, tengano sempre presente di poter rappresentare uno strumento utile per le Forze della Luce, poiché uno dei mezzi di cui i Fratelli delle tenebre si servono per ostacolare la libertà dello Spirito umano è la sensazione di impotenza e di inutilità. Nel successo degli aspiranti e dei discepoli sta la speranza per tutto il genere umano.

Tratto da: “Sul Sentiero II – L’aspirante e l’alchimia interiore” di Mariabianca Carelli

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