La Legge Di Analogia E Corrispondenza: Come In Alto, Così In Basso

La Legge Di Analogia E Corrispondenza: Come In Alto, Così In Basso

5 Novembre 2019 20k letture

La legge di analogia (conosciuta anche come legge di corrispondenza) è una legge universale spesso abbreviata nella definizione “come in alto, così in basso”, espressa nel secondo punto della Tavola di Smeraldo e attribuita al leggendario maestro di sapienza Ermete Trismegisto. Questo “Ermete tre volte grande” è stato un sacerdote iniziato in un Egitto pregno di conoscenze che oggi definiamo “esoteriche”, anche se l’esatta biografia di questo personaggio straordinario si perde nel buio della storia. A lui sono attribuiti molti dei principi esoterici, nonché ritenuto fondatore della filosofia ermetica. Scrisse la quintessenza di ogni sapienza in quindici punti su di una tavola di smeraldo verde, la Tavola di Smeraldo (in latino tabula smaragdina), che riporta al punto due la legge di analogia che andremo ad approfondire in questo articolo.

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso,
per fare il miracolo di una cosa sola.

Parole che, prese così, alla lettera, possono dire tutto e niente, ma rappresentano ancora oggi la chiave della filosofia ermetica. Cosa può voler dire “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”?
Si tratta, in verità, della legge di analogia, che spiega a sua volta la teoria micro-macrocosmica, ovvero un’antica quanto possente costruzione teorica che unifica le leggi che governano il corpo umano e la sua psiche, con le leggi che governano la Terra, insieme a quelle che governano l’intero universo. Per “fare il miracolo di una cosa sola”, appunto.

Tradotto in parole povere, possiamo affermare che tutto ciò che accade in ogni luogo dello spazio, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, è soggetto alle medesime leggi. Ovunque nell’universo, sopra e sotto, “in cielo e in terra”, dentro e fuori, nel macrocosmo come nel microcosmo, a qualsiasi livello di manifestazione regnano le stesse leggi.

La legge di analogia serve per comprendere che non si tratta di un “caso” se mentre guardi l’immagine della struttura di un atomo nella tua mente appare la sua corrispondenza “in alto”: il Sistema solare. Non è un caso se osservando la catena del DNA umano, riconosciamo per analogia il moto spiraleggiante che possiamo osservare in molte forme naturali fino alla composizione stessa delle galassie. Per l’infinitesimo piccolo insomma, valgono le stesse leggi che per l’infinitesimo grande. E viceversa. Analogie che – appunto – si verificano e si moltiplicano.

In verità gran parte di queste analogie non siamo in grado di coglierle, per un motivo molto semplice: abbiamo delle percezioni molto limitate come esseri umani. Siamo in grado di vedere solo una piccola parte dello spetro di luce, udiamo soltanto le frequenze che si trovano nei limiti di un determinato campo e abbiamo soltanto cinque sensi. Certi animali, ad esempio, sono in grado di percepire suoni e colori che risultano inaccessibili all’uomo.

Lo stesso vale per la nostra immaginazione, noi riusciamo ad immaginare soltanto situazioni o realtà “medie”, qualora provassimo ad immaginare qualcosa di estremamente piccolo, o di molto grande, la nostra mente collasserebbe, perché non possediamo le formule per farlo. Se qualcuno ti dicesse: “immagina una distanza di tredici anni luce”, tu riusciresti ad immaginarla chiara e nitida come la distanza che intercorre fra il tuo posto di lavoro e la tua abitazione? Oppure se ti chiedessero di immaginare il muro che hai davanti, come un insieme di particelle atomiche, riusciresti a farlo con la stessa facilità con la quale immagini i ciuffi d’erba presenti in un campo di calcio?

Quindi possiamo dire che la nostra conoscenza e percezione viene impostata su dimensioni “medie” e tutto ciò che è al di sopra (“ciò che è in alto”) o al di sotto (“ciò che è in basso”) sfugge alla nostra conoscenza, ed è inagibile se non tramite tecniche. Pertanto eccola qui l’utilità di questa corrispondenza, “come in alto, così in basso”, una legge di analogia che ci permette di avere uno strumento in mano per trasferire, attraverso la tecnica dell’analogia, le esperienze fatte sui livelli medi ad altri piani a noi non accessibili.

Nel “Timeo”, scritto intorno al 360 a.C. da quel grande pensatore di Platone, egli ci fa notare come la struttura del nostro corpo ricorda molto da vicino quella della Terra. Dentro di noi scorrono “fiumi”, rappresentati dai fluidi corporei, vi è l’aria nei polmoni. Il nostro scheletro può essere ragionevolmente accostato alla terra e alle pietre, e se cerchiamo qualcosa che ricordi il fuoco, non ci è difficile rintracciarlo nelle energie emanate dal nostro corpo e dalla nostra mente.

Lo stesso Platone era molto colpito dal fatto che la forma sferica della nostra testa fosse stranamente diversa dalle forme allungate che caratterizzano il resto del corpo. Quasi a segnare una diversità strutturale fra alto e basso. Ed è proprio nello stesso “Timeo” che Platone ci descrive l’universo come un grande essere vivente, dotato persino di un’ anima collettiva, l’Anima mundi, appunto.

Sulla legge di analogia si basa “la teoria umorale”, concepita da Ippocrate, che rappresenta il più antico tentativo, nel mondo occidentale, di fornire una spiegazione eziologica dell’insorgenza delle malattie. In questa teoria il corpo umano (microcosmo) è come la Terra (macrocosmo): vive bene se i suoi elementi fondamentali, aria (cuore), acqua (testa), terra (milza) e fuoco (fegato) sono in equilibrio armonico tra loro. Uno squilibrio di queste componenti porta alla malattia.

Sono molti i riferimenti che potrei riportare in merito alla legge di analogia, dalla medicina alla scienza, dall’arte all’astrologia, mi limito però a dire che possiamo tranquillamente affermare che senza la dottrina ermetica del “come in alto, così in basso” avremmo dovuto aspettare ancora molto tempo per avere Leonardo, Galileo e Newton.

A questo punto c’è da fare una precisazione importante. Tutti coloro che hanno fatto tesoro della legge di analogia, hanno accettato una verità che non piace a molti. Ossia, l’analogia “come in alto, così in basso” può ritenersi legge solo nel momento in cui si è disposti a riconoscere che l’universo, nella sua intera globalità, è un cosmo. E qui ricorriamo alla sua etimologia: dal greco kósmos = ‘ordine’.

In altre parole, si accetta il fatto di essere in un cosmo, ovvero in un ordine dove non c’è posto per “il caso”. Niente succede per caso. Perché il fatto stesso di ammettere il caso, significherebbe accettare qualcosa che sfugga alle leggi, qualcosa di non codificabile e calcolabile, che trasformerebbe all’istante il cosmo in un caos. Per rendere l’idea, possiamo sfruttare proprio un’analogia.

Prendiamo un computer, che rappresenta un piccolo cosmo. Un computer, insieme al suo software, è costruito in base a determinate leggi e il suo corretto funzionamento dipende dalla conservazione di queste leggi. Nel momento in cui subentra un qualcosa che non è previsto dal progetto iniziale, tipo un virus, questo “cosmo” artificiale inizia a diventare un caos e cercherà in ogni modo di arginare e annientare il virus prima che sia troppo tardi. Come del resto fa anche il nostro corpo. Ecco, lo stesso vale per il nostro pianeta. Per l’universo intero. Quindi se stai leggendo questo scritto è perché c’è ancora un ordine ben preciso e delle leggi che regolano il tutto. Dietro ogni evento c’è sempre una legge. E tu non stai leggendo queste parole “per caso”.

La legge di analogia è quella stessa legge che indusse il medico e alchimista svizzero Paracelso ad affermare che l’uomo è un microcosmo completo che contiene in sé tutto l’universo: “non vi è nulla in cielo né sulla Terra che non esista anche nell’uomo, e Dio, che è in cielo, esiste anche nell’uomo, e i due sono Uno”. Del resto, basta andare indietro nel tempo, al “Conosci te stesso” riportato sul tempio di Delfi.

Eccola qui la “rivelazione” di questa legge: tutto è Uno e unitario, tutto si svolge – dentro e fuori di noi, sopra e sotto – secondo un paradigma la cui caratteristica è la semplicità e la moltiplicazione a differenti livelli, e che è possibile ritrovare nelle strutture di base di ogni sistema vivente. Quindi, così come ogni cellula è parte di noi, anche noi siamo una cellula di un organismo che possiamo chiamare Terra. E anche il nostro pianeta è soltanto un organo di un essere vivente più grande, il sistema solare, e così via.

Questo concetto lo spiega bene Gurdjieff quando parla del suo particolare “Raggio di Creazione”, nel quale afferma che l’uomo altro non è che un “piccolo modello” dell’Universo, un microcosmo nel macrocosmo. Lo studio dell’uomo e quello del cosmo devono procedere sempre insieme, perché se sappiamo come funziona il cosmo (l’ordine) impariamo a conoscere anche noi stessi. E viceversa. Come in alto, così in basso. Tutto torna.

Quello che non torna è il contrasto che si viene a creare con determinate religioni che continuano ad affermare che tutto ruota intorno a “Dio”, come se la creazione fosse soltanto un mucchio di giocattoli sparpagliati qua e là. E di conseguenza si tende a credere che la volontà di questo “Dio” sia in diretto contatto con tutto il creato e che sia a capo di tutti i giocattoli e delle nostre singole vite. Quello che sfugge a molti è che questo fantomatico “Dio”, “Uno”, “Creatore”, ha creato delle leggi ben precise affinché tutto possa mantenersi in ordine, in cielo come in terra, come in alto, così in basso, in risonanza e movimento sincrono con tutto. Per fare il miracolo di una cosa sola.

Se l’uomo considera un po’ questo ordine, si rende ben presto conto che egli stesso, in quanto cellula, deve adempiere soltanto a un compito, cioè compiere il servizio che gli è stato affidato nell’universo. Deve fare il possibile per essere una cellula il più possibile utile, allo stesso modo che lui si aspetta che lo siano le cellule del suo corpo; altrimenti lui stesso diventerà una cellula tumorale di questo mondo. Se egli abbandona volontariamente l’ordine per assaporare la sua malintesa libertà, non dovrebbe meravigliarsi di venire eliminato. Perché: come in alto, così in basso.
(Thorwald Dethlefsen – “Il destino come scelta“)

Tragicomico

 

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