CONSAPEVOLEZZA...OSHO.. ZEN... ( E' LUNGO..MA INTERESSANTISSIMO )....7...10...13

Nella prefazione:

 

Come prima cosa, devi far penetrare in profondità nel tuo cuore l’idea che stai dormendo, che sei addormentato, che sei assolutamente addormentato. Tu sogni in continuazione; a volte sogni a occhi aperti e altre volte a occhi chiusi, ma sogni sempre e comunque: tu sei un sogno. Non sei ancora una realtà.
Il silenzio è lo spazio in cui ci si sveglia, e la mente rumorosa è lo spazio in cui si resta addormentati. Se la tua mente continua a chiacchierare, sei addormentato…

Nel capitolo: Degli uomini e dei topi

L’uomo è una macchina altamente sofisticata, i topi sono macchine semplici. È più facile studiare i topi, ecco perché gli psicologi continuano a studiarli. Studiano i topi e traggono conclusioni sull’uomo, e le loro conclusioni sono pressoché giuste.

Come mai Adamo ed Eva furono cacciati dal paradiso? Furono cacciati perché avevano mangiato il frutto della conoscenza. Furono cacciati perché a quel punto avevano una mente, e avevano perso la propria consapevolezza.

Tu vivi rannicchiato in un angolino minuscolo: la piccola mente conscia… è come se qualcuno possedesse un palazzo, ma si è completamente dimenticato di averlo e vive sotto il porticato… credendo di non avere altro!

Più diventi un osservatore, più la fretta diminuisce. Diventi più gentile, più aggraziato. Osservando, la tua mente bisbetica chiacchiera meno: l’energia che si manifestava in chiacchiere ora si trasforma, diventa osservazione… è la stessa energia!

Gli sforzi parziali non servono. Non puoi agire solo un pochino, non puoi essere tiepido… non servirà: l’acqua tiepida non può evaporare; e gli sforzi tiepidi, fatti per essere all’erta, sono destinati a fallire. La trasformazione avviene solo quando impieghi tutta la tua energia.

 

Nel capitolo: Le radici della sofferenza

Continuiamo a contraddirci a ogni istante. L’azione va in una direzione, il pensiero in un’altra e il sentire in un’altra ancora. Continuiamo a smembrarci e diventiamo sempre più frammentati. E questo è infelicità: muovendoci così perdiamo qualsiasi integrità, qualsiasi unità.

 

Tutte le religioni sono contrarie alle droghe, perché a loro volta operano nello stesso mercato; si oppongono alla concorrenza! Se si impedisce alla gente di drogarsi, inevitabilmente cadrà nelle trappole dei preti. È un modo per monopolizzare il mercato: in quel caso, l’unico oppio che resta sul mercato è la religione, tutto il resto viene reso illegale.

Non è affatto necessario adattarsi alla sofferenza: è possibile esserne totalmente liberi. Ma in quel caso il sentiero è un po’ impervio, è una sfida.
Il primo passo sul percorso della consapevolezza è essere presenti, osservare con attenzione il proprio corpo. E man mano che se ne diventa consapevoli, inizia ad accadere un miracolo: molte cose che in precedenza si aveva l’abitudine di fare, scompaiono semplicemente dal proprio comportamento. Il tuo corpo diventa più rilassato, più armonioso, perfino nel tuo corpo si diffonde una pace profonda, in lui inizia a pulsare una musica sottile.

Nel momento in cui diventi consapevole dei tuoi pensieri, rimarrai sorpreso di ciò che continua a scorrere dentro di te. Se ti mettessi a scrivere tutto ciò che si agita in te, in qualsiasi momento della tua vita, non ci crederesti: “È davvero questo ciò che si muove dentro di me?” Prova a farlo per dieci minuti.

Nel capitolo: Mondi privati


Che cosa hai fatto nel tuo passato? Riesci a ricordarlo con precisione? Perché hai agito così? Eri consapevole nel momento in cui qualcosa accadeva?
In origine, la parola “peccato” aveva il significato di “mancanza”. Non voleva dire “fare qualcosa di sbagliato”; significava semplicemente “essere assente”, mancare: è questo il solo peccato.

Non puoi perderti nell’amore, se sei consapevole; e il perdersi nell’amore sarà un peccato. Puoi amare, ma non significherà perdersi, bensì esserci, essere presenti e consapevoli. Con la consapevolezza, è impossibile: in questo caso ti elevi nell’amore. Ed elevarsi in amore è un fenomeno totalmente diverso dal perdersi nell’amore. Perdersi nell’amore significa entrare in uno stato di sogno, onirico.

L’amore deve rendere l’amato sempre più libero, l’amore deve spingerti a volare, ti aprirà cieli sconfinati; non può diventare una prigione, una chiusura. Ma quell’amore tu non lo conosci, perché accade solo quando sei consapevole.
I preti hanno avuto un gran successo perché hanno trasformato la libertà in una prigione, la verità in una serie di dogmi: hanno trasferito tutto dal piano della consapevolezza a quello del sonno.

Puoi essere nel presente, ma non puoi pensare; per pensare occorre spazio. I pensieri hanno bisogno di spazio, proprio come le cose, ricordalo. I pensieri sono cose sottili, ma sono materiali; non sono spirituali, poiché la dimensione spirituale inizia solo quando non ci sono più pensieri.
Consapevolezza significa essere così totalmente nel momento che non c’è più alcun movimento verso il passato né verso il futuro: ogni movimento si arresta.

Se ti sposti da un pensiero a un altro resti nel mondo del tempo. Se ti sposti nel momento, non nel pensiero, ti muovi nell’eternità; non sei statico – non c’è nulla di statico a questo mondo, nulla può essere statico – esiste un nuovo movimento, un movimento privo di motivazioni.

Questo mondo che vedi intorno a te non è reale. Non dico che non esiste. Esiste, ma lo vedi attraverso una patina di sogno, di inconsapevolezza. Lo guardi e lo interpreti a modo tuo; sei come ubriaco.
Aristotele ha soggiogato tutte le università e tutte le scuole del mondo. Ora in qualsiasi luogo tu vada ti verrà insegnata la logica, non il mistero.

Gli occhi sono come finestre, non possono vedere a meno che non ci sia tu a vedere attraverso di esse. Come può una finestra vedere? È necessario che tu sia alla finestra. Altrimenti come sarebbe possibile?
Il controllo è un misero surrogato della consapevolezza, non è di grande aiuto. Se sei consapevole, non hai bisogno di controllare la rabbia, nella consapevolezza non sorge mai rabbia alcuna. Le due cose non possono assolutamente coesistere.

Le azioni non significano nulla. Le azioni non hanno importanza. Tu, la tua consapevolezza, il tuo essere cosciente, attento, presente, ecco ciò che ha importanza. Quello che fai non è essenziale.

Se sei addormentato vivi chiuso nei tuoi pensieri, concetti, sogni, desideri. E ogni volta che incontri qualcun altro, avviene uno scontro di due mondi; due mondi in collisione, ecco come vanno le cose. Osserva!

I sogni sono privati, la verità non è privata. Tutto ciò che è privato, ricorda, appartiene inevitabilmente al mondo dei sogni. La verità è un cielo aperto, è per tutti, è una sola.

Nel capitolo: Consapevolezza ed essere centrati

La consapevolezza è l’elemento che ti rende padrone, e con ciò non intendo qualcuno che domina e controlla. Parlando di un padrone, intendo una presenza, una perenne presenza. Qualsiasi cosa fai, o non fai, una cosa deve essere continuamente presente nella tua consapevolezza, il fatto che tu sei.

L’ego è una falsa sensazione del sé. Senza avere alcun sé continui a credere di averne uno: quello è l’ego.

È difficile essere consapevole anche solo per un istante; la mente balza via continuamente. Ma non è impossibile. È arduo, è difficile, ma non impossibile.
La consapevolezza è la tecnica per centrarsi, per conseguire il fuoco interiore. Esiste ed è nascosto: può essere scoperto.

I tuoi fallimenti ti saranno molto utili. Ti mostreranno quanto sei inconsapevole. E se anche riuscirai a diventare consapevole del fatto che sei inconsapevole, avrai già conseguito un po’ di consapevolezza. Se un pazzo diventa consapevole di essere matto, è sulla strada per rinsavire!

Nel capitolo: L’analista e il testimone

Il passato non c’è più, quindi come puoi correggerlo? Tu vorresti rifare il passato, ma com’è possibile? Il passato è assoluto… passato significa che tutte quelle potenzialità sono svanite, non si sono realizzate. Ora non c’è più alcuna potenzialità da raggiungere, nulla che lo possa modificare; con il passato qualsiasi agire è assurdo.

Futuro indica qualcosa che non esiste ancora, quindi è impossibile stabilirlo, il futuro resta indeterminato. Il futuro rimane sempre aperto. Si tratta di pura potenzialità! Fino a quando non si attualizza non puoi esserne certo. Il passato invece è ciò che si è attuato – è accaduto – per cui non c’è più niente che tu possa fare in proposito. L’uomo vive nel presente, tra questi due fenomeni: sognando in continuazione l’impossibile.

L’Oriente parte da una prospettiva radicalmente diversa. Innanzitutto afferma che nessun problema è serio, e nel momento in cui sostieni questo, vedrai scomparire il novantanove per cento dei problemi: la tua vita cambia in modo radicale.

L’Oriente afferma una seconda cosa: il problema esiste perché tu sei identificato con il problema stesso. Non ha niente a che fare con il passato, niente a che vedere con la tua storia: tu sei identificato, questo è il vero problema. Ed è anche la chiave per risolvere tutti i problemi.

Il passato e i suoi condizionamenti esistono, ma esistono solo nella tua mente o nel tuo corpo, la consapevolezza non ne porta traccia, poiché non può essere condizionata. La consapevolezza resta sempre libera! La libertà è la sua qualità intrinseca, la libertà è la sua natura.

L’intera metodologia orientale può essere ridotta a una parola: essere un testimone. E l’intera metodologia occidentale può essere ridotta a un solo fenomeno: l’analisi. Analizzando continui a ruotare intorno alle cose. Viceversa, se sei un testimone, esci semplicemente da questo circolo vizioso.

L’analisi rimane sempre monca, in realtà non può aiutare nessuno. Ti aiuta ad avere qualche intuizione sui tuoi problemi, su come sono nati, e questa piccola comprensione intellettuale ti permette di integrarti meglio nella società, ma tu rimani lo stesso di sempre. Attraverso l’analisi non avviene alcuna trasformazione, non avviene alcun cambiamento radicale.

Essere un testimone non cambierà i tuoi condizionamenti, né interverrà sulla tua corazza muscolare… ma questa consapevolezza ti porterà a sperimentare che tu sei al di là del tuo tessuto muscolare, oltre tutti i condizionamenti. In quel momento di trascendenza, in quel momento di assoluta trascendenza, non esiste alcun problema, non per te.

Se un giorno ti senti solo e vuoi qualche problema, puoi crearne quanti ne vuoi. Se ti senti troppo triste senza infelicità, senza miserie, puoi crearti tutti i problemi che vuoi. Saranno sempre a tua disposizione, ma non devi tirarli fuori per forza, non sarà necessario. Dipende solo da te!

Nel momento in cui hai un centro, avrai una distanza da te stesso, avrai una distanza dalla tua periferia. Qualcuno può maltrattare la periferia, non te. Tu puoi restare lontano, distaccato: tra te e te stesso esiste una distanza.

Solo quando agisci partendo dal centro la tua azione è totale. E quando la tua azione è totale, ha una bellezza sua propria. Quando l’azione è totale, accade momento per momento. Quando è totale, non scatena alcun ricordo, non occorre; solo quando la tua azione è parziale, resta qualcosa di sospeso.

 

Se durante il giorno qualcosa resta in sospeso, se non viene completata, la sognerai durante la notte, poiché la mente ha la tendenza a concludere qualsiasi cosa. Nel momento in cui qualcosa è concluso, la mente ne è sgravata. Se non concludi qualcosa, la mente è in pratica costretta a rimuginarla continuamente.

Se non giudichi, è impossibile pensare. Se non giudichi, puoi restare semplicemente consapevole di qualcosa, ma non puoi pensare.
Pensare significa introdurre il tuo passato nel presente. Essere testimone significa assenza di qualsiasi passato, esiste solo il presente, incontaminato da qualsiasi passato.

Il linguaggio è una barriera, è necessario per comunicare con gli altri; non occorre per comunicare con se stessi. È uno strumento utile; o meglio, è lo strumento più utile, il solo che ha permesso all’uomo di creare una società e un mondo; ma a causa del linguaggio l’uomo ha dimenticato se stesso.

Così come non puoi essere vivo e morto al tempo stesso, così come non puoi essere sia sveglio sia addormentato, non puoi pensare ed essere al tempo stesso un testimone. Sii un testimone, osserva in modo imparziale qualsiasi cosa, e il pensare si arresterà. Se subentra il pensare, l’essere testimone scomparirà.

Nel capitolo: Tensione e rilassamento

Che cos’è la tua tensione? È la tua identificazione con ogni sorta di pensieri, di paure: la morte, la bancarotta, il dollaro che precipita… nella tua vita è presente ogni sorta di paura. Queste sono le tue tensioni ed esse intaccano anche il tuo corpo.

Rilassati semplicemente… lascia cadere ogni tensione… e man mano che ti rilasserai, ti stupirà veder sorgere in te una particolare consapevolezza. Le due cose sono inseparabili. Ma iniziare dalla consapevolezza è più facile; iniziare dal rilassamento è un po’ più difficile, poiché perfino lo sforzo di rilassarsi crea una certa tensione.

 

Esistono dunque due tipi di tensioni: quelle del corpo e quelle della mente; entrambe devono essere rilasciate, prima che tu possa iniziare il rilassamento che ti porterà alla consapevolezza. Tuttavia, iniziare dalla consapevolezza è molto più facile, e in particolare per coloro che sono in grado di comprendere il processo della consapevolezza è una cosa semplicissima.
Seduto su un autobus o in un treno, quando non hai nulla da fare, chiudi semplicemente gli occhi: ciò risparmierà gli occhi dall’affaticamento di guardare all’esterno, e ti darà il tempo necessario per guardare te stesso.

Nel capitolo: Mente e meditazione

Il sonno profondo e la meditazione hanno qualcosa che li accomuna e qualcosa che li distingue. La cosa simile è che in entrambi il pensiero scompare; la cosa diversa è che nel sonno profondo la consapevolezza scompare, in meditazione resta.

 

Meditazione significa restare rilassati come lo si è nel sonno profondo, eppure presenti e attenti. Conserva la tua consapevolezza e lascia che i pensieri scompaiano, senza però perdere mai la tua consapevolezza. Non è difficile, semplicemente non ci abbiamo mai provato, tutto qui.
La meditazione è parte del tuo organismo. Devi solo creare uno spazio in cui possa funzionare, devi solo darle un’opportunità.

La mente è solo un processo. Di fatto, non esiste; solo i pensieri esistono, pensieri che scorrono così veloci da farti pensare e sentire che esiste un continuum.  Esistono i pensieri, non una mente; così come esistono gli elettroni, ma non esiste la materia. I pensieri sono gli elettroni della mente.

Quando guardi in profondità nella mente, scompare. Rimarranno i pensieri, ma quando la mente se ne sarà andata, potrai vedere che i pensieri non sono tuoi. Senza radice alcuna, senza casa, vagano semplicemente: a volte si riposano in te, ecco tutto; come fossero nuvole che si riposano adagiate su una collina. Ma poi se ne andranno, non occorre che tu faccia nulla: se ti limiti a osservare, consegui un controllo.

La mente è l’assenza della tua presenza. Quando siedi in silenzio, quando guardi in profondità nella mente, essa scompare, semplicemente. Rimarranno i pensieri, essi sono esistenziali, ma la mente non potrà essere trovata.

 

Da un certo punto di vista, la mente è simile a un’onda, è un disturbo. Quando l’oceano è calmo, quieto, indisturbato, le onde non sono presenti. Quando l’oceano è disturbato e mosso da un vento forte e travolgente, si sollevano cavalloni giganteschi e l’intera superficie precipita nel caos.
L’intera scienza della meditazione non è altro che un processo di centratura, è viaggiare verso il centro, mettere radici lì, dimorare all’interno. E, da lì, l’intera prospettiva cambia.

La mente è simile alla polvere che un viaggiatore raccoglie sui propri abiti. E tu hai viaggiato e viaggiato per milioni di vite, senza mai farti un bagno.
Sei nato in una certa famiglia, ma questo non sei tu: ti è accaduto, è un evento estraneo a te. Certo, qualcuno ti ha dato un nome, ha una sua utilità, ma quel nome non sei tu. Certo, hai una forma, ma quella forma non sei tu. La forma è solo la dimora in cui ti accade di esistere. La forma non è altro che il corpo in cui ti è accaduto di trovarti.

 

Continua a tagliare via tutte le identità che non sei: la famiglia, il corpo, la mente. In quel vuoto, quando tutto ciò che non eri tu è stato eliminato, all’improvviso ecco che affiora il tuo essere. Per la prima volta sei di fronte a te stesso, e quell’incontro diventa il controllo, la padronanza.
Non si può fermare il pensiero… non che sia impossibile un arresto, ma non lo si può fermare. Si arresta spontaneamente. Questa distinzione va compresa, altrimenti si può impazzire, inseguendo la propria mente.

La mente è uno dei meccanismi più belli. La scienza non è ancora riuscita a creare nulla di altrettanto perfetto; la mente resta ancora un capolavoro, in tutta la sua complessità e con tutto il suo potere sconvolgente, ricca di potenzialità infinite. Osservala! Godine!

Quando passa un pensiero, lo osservi; quando passa un intervallo, lo osservi. Sia le nuvole sia lo splendore del Sole sono stupendi… adesso non scegli più, non hai una mente fissata.

L’uomo moderno ha molta fretta. Vuole metodi istantanei per arrestare la mente. Ecco perché le droghe attraggono tanto: usando sostanze chimiche, droghe, puoi forzare la mente ad arrestarsi, ma saresti ancora una volta violento: questa metodologia non va bene, è distruttiva. In questo modo non diventerai mai padrone della tua mente.

I corpi sono separati, le menti si sovrappongono e le anime sono un’unica entità: nessuno di noi ha un’anima distinta e diversa da tutti gli altri. Nel nostro centro più intimo noi ci incontriamo e siamo un’unità. Ecco che cos’è Dio: il punto d’incontro del Tutto.

Anche se nella tua mente scorrono pensieri immorali, pensieri ritenuti immorali, lasciali scorrere; non c’è nulla di male. Tu resta distaccato e non ti faranno alcun male. Si tratta di finzioni, stai semplicemente vedendo un film interiore.

Nel capitolo: La strada e la ruota

Se ti attacchi al passato e pensi che sia un tesoro, di certo la tua mente vorrà viverlo e riviverlo in futuro. Il tuo futuro non può essere altro che il tuo passato modificato, un po’ più raffinato, un po’ più abbellito.

Hai vissuto molte volte: tu sei molto, molto antico; non sei nuovo su questa Terra, sei più vecchio della Terra stessa, perché hai vissuto anche su altri pianeti. Tu sei vecchio come l’esistenza: non può essere diversamente, poiché tu ne sei parte. Tu sei antichissimo eppure stai ripetendo ancora e di nuovo, sempre e comunque lo stesso comportamento. Ecco perché gli hindu la chiamano la ruota della vita e della morte. È una ruota perché continua a ripetere se stessa.

Ogni azione si autoriproduce, ogni pensiero si autoperpetua. Quando collabori con lui, gli dai energia. Prima o poi diventerà un’abitudine. Ti comporterai in un certo modo, ma non ne sarai l’agente; agirai solo per forza d’abitudine.

Ti senti bene, ti senti male: questi sentimenti ribollono in te e affiorano nella tua stessa inconsapevolezza, nascono dal tuo stesso passato. Nessuno ne è responsabile, se non tu. Nessuno ti può fare arrabbiare e nessuno ti può fare felice.

Se continui a scaricare la responsabilità su qualcun altro, ricordati che rimarrai sempre uno schiavo perché nessuno può cambiare l’altro. Come potresti? Qualcuno ha mai cambiato un altro essere umano?

Hai bisogno di spazio, il passato è molto ingombrante dentro di te, è un discarica di cose morte. Non c’è posto per far entrare il presente. Quella discarica continua a sognare rispetto al futuro, per cui metà dello spazio è riempita con quello che non c’è più e l’altra metà è riempita da quello che non c’è ancora. E il presente? Semplicemente sta aspettando fuori dalla porta.

Ogni volta che condanni, la mente cerca di nascondere quelle cose. È così che si creano il conscio e l’inconscio. Altrimenti la mente sarebbe un’unità; non ci sarebbe bisogno di alcuna divisione. Ma tu condanni, per cui la mente deve fare divisioni e mettere le cose al buio, in cantina, così non le puoi vedere.

 

Nel capitolo: Parti dal centro

Quando si parla di ‘mente silenziosa’, si dice un’assurdità senza senso. Una mente non può mai essere silenziosa; l’essere stesso della mente è contro il silenzio: la mente è suono, non silenzio. Se una persona è veramente silenziosa, si deve dire che è una nonmente.

Quando la mente non esiste più, quando l’essere è totalmente in silenzio, il corpo segue come un’ombra e assume una postura particolare, la più rilassata possibile, la più passiva; ma non si può procedere nell’altro senso. Non puoi assumere prima una postura e poi far sì che il silenzio segua.

Se non sai stare in silenzio, se non sai stare seduto in silenzio o se non sai stare in meditazione profonda, qualsiasi cosa tu faccia è una reazione, non un’azione. Tu reagisci sempre. Qualcuno ti insulta, preme un interruttore e tu reagisci.

Quando qualcuno ti insulta, tu devi ricevere, devi accettare ciò che ti dice, soltanto così puoi reagire. Ma se non l’accetti, se rimani semplicemente distaccato, se prendi le tue distanze, se rimani inalterato, che cosa può fare colui che ti ha insultato?

L’osservazione dovrebbe condurti all’azione, un’azione di un genere nuovo. L’osservazione conferisce all’azione una qualità nuova. Osservi, sei completamente calmo e silenzioso. Vedi qual è la situazione e da questa osservazione scaturisce la tua risposta. L’uomo che ha consapevolezza risponde, è responsabile, letteralmente!

L’uomo inconsapevole funziona come una macchina fotografica, come una pellicola fotografica. La mente che osserva, la mente che medita, funziona come uno specchio. Non trattiene le immagini, rimane completamente vuota, sempre vuota. Quindi, qualsiasi cosa si presenti davanti allo specchio, viene riflessa.

 

Nel capitolo: Sii spontaneo

L’uomo colto è l’uomo più cieco che esista al mondo! Poiché funziona partendo dalla propria cultura, non vede qual è la realtà. Continua a funzionare in modo meccanico. Ciò che ha imparato, è diventato in lui un meccanismo pronto all’uso… la sua azione scaturisce sempre dal passato.

 

Nel capitolo: Sii decisivo

La mente per propria natura oscilla tra due poli opposti. Se non ti allontani dalla mente e non diventi un testimone di tutti i suoi giochi, non riuscirai mai a prendere delle decisioni.

Diventa consapevole della natura della mente: dei suoi lati luminosi e dei suoi lati oscuri, del suo diritto e del suo rovescio. Qualunque sia il polo verso il quale pende, siine consapevole. Dalla consapevolezza sorgeranno due certezze: la prima è che tu non sei la mente e la seconda è che, nella consapevolezza, trovi la capacità di decidere, cosa che la tua mente non avrà mai.

 

Nel capitolo: Completa ogni istante

Ricorda sempre di rendere ogni istante qualcosa di completo. Vivi ogni istante come se non dovesse sorgere mai più un altro momento; solo in questo caso completerai ogni cosa. Sii consapevole che la morte può accadere in qualsiasi momento: questo potrebbe essere l’ultimo istante della tua vita.

Noi rimandiamo sempre. Quel rinvio diventa un dialogo interno, un monologo interiore. Non rimandare mai: vivi nel quieora; e più vivrai nel presente, meno avrai bisogno di tanto lavorio mentale, di questo continuo pensare.

Continui a pensare di poter afferrare in un futuro imprecisato tutto ciò che ti sei lasciato sfuggire. Non ci riuscirai mai! Questa perenne tensione tra passato e futuro, questo continuo lasciarsi sfuggire il presente, genera il brusio interiore.

Nel capitolo: Smetti di cercare di essere buono

Come puoi essere virtuoso, se sei inconsapevole? Dietro alla tua virtù sarà rintanato un ego enorme, smisurato… è inevitabile! Perfino la tua santità, se praticata, anche se coltivata con grande sforzo e fatica, è futile; infatti non ti porterà alcuna semplicità, non ti darà alcuna umiltà.

Io non insegno alcuna moralità, non insegno la virtù, perché so che, senza consapevolezza non sono altro che pretese, ipocrisie, cose che ti rendono falso; non ti liberano, non possono: al contrario, ti imprigionano.

La consapevolezza è l’elemento reale, il carattere è una falsa entità: è necessario a coloro che non hanno alcuna consapevolezza. Se possiedi la vista, non hai bisogno del bastone per trovare la strada, non ti muovi a tentoni. Se puoi vedere, non chiedi agli altri: “Dov’è la porta?”

Il carattere implica avere risposte prefissate per tutti gli interrogativi della vita, per cui, qualsiasi situazione si presenti, tu rispondi in base a uno schema prefissato. Ma se rispondi così, la tua non sarà mai una vera risposta: ti limiterai a reagire.

Nei testi sacri buddisti vengono contemplate trentatremila regole. E un uomo astuto a sufficienza per ricordarle, sarà abbastanza furbo per trovare sempre una soluzione; se non vuole fare qualcosa, troverà sempre il modo per non farla, come pure per fare ciò che vuole!

Nel momento in cui una persona vede i propri errori, in lei sedimenta un cambiamento radicale. Ecco perché tutti i buddha nel corso dei secoli hanno sempre insegnato un’unica cosa: la consapevolezza. Nessuno insegna il carattere, il carattere è insegnato solo dai preti e dai politici, mai dai buddha. I buddha ti insegnano la consapevolezza, non la coscienza.

Quando introduci una luce nella tua stanza, non devi spingerne fuori l’oscurità. La presenza della luce è sufficiente poiché l’oscurità non è altro che assenza di luce. La stessa cosa è vera per ogni follia e insensatezza dell’uomo.
L’uomo buono può trasformarsi facilmente in un uomo cattivo, non è previsto alcuno sforzo, poiché tutte quelle cattive qualità sono presenti in lui, sono semplicemente assopite, represse con sforzo. Se elimini lo sforzo, immediatamente irromperanno nella sua vita.

Toccando la soglia della consapevolezza assoluta, il problema della scelta non si pone: tu fai semplicemente qualsiasi cosa sia buona. La fai con innocenza, come fosse un’ombra che ti segue, senza sforzo alcuno. Se corri, l’ombra corre; se ti fermi, si ferma, ma da parte sua non c’è alcuno sforzo.

Nella postfazione:

Vuoi sapere come fare a diventare più consapevole? Diventa sempre più consapevole della precarietà della vita. La morte può accadere in qualsiasi istante: tra un attimo potrebbe bussare alla tua porta.

Al centro, tu sei già un buddha, un essere che è giunto a casa. Alla periferia, sei nel mondo: nella mente, nei sogni, nei desideri, nelle ansie, in mille e una dinamica. E tu sei entrambe le realtà.

Un uomo consapevole si muove dalla periferia verso il centro, dal centro verso la periferia. Non si fissa da nessuna parte. Dalla piazza del mercato al monastero, dall’essere estroverso all’essere introverso, egli continua a muoversi perché queste sono le sue ali, non sono una contro l’altra.

Ogni giorno, se vuoi essere equilibrato, devi bilanciare l’esterno e l’interno. Dovrebbero avere lo stesso peso, in questo modo non sarai mai sbilenco dentro di te. Ecco il significato del detto Zen: “Cammina nel fiume, ma non permettere all’acqua di toccarti i piedi”.

 

www.meditare.it/libri/06-10-02.htm - 50k -

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