NIENTE È COME SEMBRA!!!

NIENTE È COME SEMBRA!!!

L’uomo apprende fin dalla nascita, per imitazione, da tutto ciò che lo circonda. Apprende i movimenti, le espressioni, la lingua: ma apprende anche le emozioni e, soprattutto, le reazioni alle proprie e altrui emozioni.
Questo meccanismo di apprendimento e di conseguente azione è fondamentale per l’esistenza, perché ci permette di effettuare tutta una serie di azioni in maniera veloce e pratica, come guidare l’auto, camminare, scrivere al computer o altre cose simili. Quando usiamo lo stesso meccanismo imitativo nel provare sentimenti o reagire alle emozioni, e non è cosa rara, li pensiamo derivanti dal nostro carattere.

Reagire automaticamente nelle nostre emozioni diventa inaccettabile, pensare che i sentimenti che proviamo per qualcuno possano essere condizionati quasi interamente da ciò che abbiamo appreso per imitazione, dalla famiglia o da qualche lettura o film ci sembra impensabile. Eppure, se osserviamo ciò che ci accade, capiamo immediatamente che la nostra vita è permeata da azioni automatiche.
L'uomo automatico pensa di avere il controllo della propria vita, ma, in realtà, reagisce a stimoli esterni, indipendentemente dalla propria reale volontà. Il suo sentire, il suo metro di giudizio, è condizionato dalle induzioni, spesso non volontarie, di altri uomini, dalla cultura nella quale è immerso, dai sensi di colpa inculcati dalla morale: egli non è in grado di controllare quasi nulla, tutto gli accade.

Ma nel momento in cui si comincia a comprendere questo agire meccanico, qualcosa comincia a cambiare.
La molla che fa scattare i primi dubbi sulla nostra reale capacità di sentire, di valutare, di decidere veramente con la nostra testa, è spesso azionata da qualche forte attrito, da un dolore, da una situazione di disagio profondo.
L'uomo automatico può tranquillamente andare alla deriva senza rendersene conto, perché attraversa la vita come un sonnambulo. L'automatismo delle nostre azioni produce infatti un immaginario automatico. A differenza dell'immaginario cosciente, che è una forma di elaborazione di dati ed informazioni e ci dà la possibilità di agire su sistemi molto complessi e di sviluppare intuizioni efficaci, l'immaginario automatico è un sogno incontrollato, che si sostituisce alla realtà: è sognare ad occhi aperti.

Spesso si sente dire che sognare è uno dei sensi più profondi del nostro esistere. Ma se sognare è aspettare che qualcosa accada miracolosamente al di fuori di noi, allora il sogno, che è illusione pura, sarà destinato ad essere frustrato. Solo noi possiamo fare in modo che il sogno si realizzi, cioè che diventi realtà. E possiamo farlo compiendo coscientemente azioni che cerchino di condurci, passo dopo passo, nella direzione della soddisfazione di ciò che è importante per noi.

L'ego, che potremmo anche definire personalità frontale, è la somma di tutto quello che ci hanno insegnato ad essere e di ciò che mettiamo in atto per interfacciarci col mondo esterno. E’ formato da ciò che abbiamo appreso per imitazione dalle persone che ci circondano oppure che abbiamo assunto come modelli dai mass media. Se qualcuno ci chiede chi siamo, immediatamente risponderemo dicendo il nostro nome seguito da ciò che meglio ci identifica: la professione, le cose che ci piacciono, il nostro ruolo nella società, i traguardi che abbiamo raggiunto.
L’ego diviene quindi la maschera che usiamo per interfacciarci con la realtà. Una maschera indispensabile, ma che spesso dimentichiamo di aver indossato e con la quale ci identifichiamo completamente.

Ma sarebbe sbagliato demonizzare l’ego, esso è uno strumento prezioso, se utilizzato consapevolmente: é necessario conoscerlo e saperlo dirigere.
Nel processo di conoscenza di sé, quando l’uomo inizia a riconoscere le proprie maschere e tenta di toglierle, si sente come spogliato, nudo davanti agli altri e a se stesso. La reazione più comune è quella di volersi subito ricoprire, oppure fuggire per nascondersi agli occhi degli altri, per paura di perdere la stima e la considerazione delle persone che gli stanno intorno. Occorre agire con cautela, non serve togliere la maschera definitivamente, ma imparare ogni tanto a guardare se stessi per scoprire le cose preziose che la maschera ha così a lungo celato. Cominciare così a sentire che, oltre la maschera, ci siamo noi, con la nostra sensibilità e la nostra vera forza interiore.

La sensazione di disagio e il senso di fallimento che avvertiamo dentro di noi sono spesso causati dall'incapacità di riuscire a concretizzare quanto deciso, dal non riuscire a mantenere le promesse fatte a noi stessi e agli altri. Ma il fatto di avere comportamenti non sempre coerenti non viene avvertito come una contraddizione, e riusciamo a trovare giustificazioni esterne, a volte convincenti, ma che in ogni caso ci fanno perdere fiducia nelle nostre capacità. Il passo successivo è l'autocommiserarsi, il compatirsi, il lamentarsi.

Ma come è possibile essere coerenti, se siamo contemporaneamente mille persone diverse?
L'uomo non ha un "io" permanente ed unico, che governa le sue azioni e le rende coese e coerenti. Al posto di un "io" individuale, vi sono innumerevoli piccoli "io" separati che, spesso, si ignorano e che governano momenti diversi della nostra esistenza. Con uno dei nostri mille "io" prendiamo una decisione, che un momento dopo, quando sopraggiunge un altro "io", dimentichiamo o accantoniamo come inadeguata. Da questo deriva il senso di fallimento, ovvero dalla nostra divisione interiore, dall'incapacità di mantenere un "io" permanente alla guida di noi stessi. Ad ogni situazione che si presenta, che produce reazioni ovviamente diverse, abbiamo un illusorio controllo decisionale, come se ad agire fosse un individuo differente.

L'uomo è una pluralità: il suo "io" cambia velocemente come i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi umori. Un attimo fa era un pensiero, ora è un desiderio, poi una sensazione, poi un altro pensiero e così via, in un gioco di identificazione senza fine.
L'uomo non ha un "io" individuale e stabile: egli è sempre una persona differente, non è mai quello che era un momento prima.
L'alternarsi di questi io è determinato da influenze esterne accidentali, come ad esempio il caldo, il freddo, la pioggia, un incontro, un ricordo, qualsiasi stimolo occasionale al quale si agganciano sentimenti e azioni, provocando un turbinìo di stati d'animo e decisioni confuse. Per vivere meglio è quindi necessario stabilizzare questo continuo cambiamento interiore, non bloccando sensazioni ed emozioni, ma divenendo sempre più centrali rispetto ad esse.

La divisione interiore determina la menzogna: l'uomo mente a se stesso ed agli altri senza rendersene conto, anzi, nella convinzione di essere coerente e giusto. Questo tipo di menzogna è una diretta conseguenza dei nostri mille "io" e dei loro diversi desideri e punti di vista. Ma è anche un effetto dell’automatismo e di reazioni incontrollate a stimoli esterni. Fondamentalmente, è determinata dalla scarsa conoscenza, o meglio, dall’ignoranza che abbiamo di noi stessi.

E’ attraverso la menzogna che l’uomo automatico si rende interessante ai propri simili: mostra cose di sé per adeguarsi alle aspettative che ritiene gli altri abbiano verso di lui. Questo automatismo è molto pericoloso: mentire a se stessi significa darsi continuamente input e informazioni sbagliate, partendo da situazioni interiori, che ci sembrano reali, ma che il più delle volte sono false. É spesso una pericolosa forma di autoconvincimento, che va ad alimentare l’ego e la personalità frontale.
A volte, la menzogna serve a giustificare ed accettare i fallimenti, a gestire la frustrazione determinata dall'incapacità di realizzare e di essere conseguenti con quanto deciso dai nostri mille "io" divisi.

Le emozioni negative sono una conseguenza dell'automatismo. Possiamo pensare che siano la rabbia, il dolore, l’insoddisfazione, la frustrazione, ma anche quelle che a volte ci sembrano positive, perché soddisfano il nostro ego, possono agire dentro di noi allo stesso modo. Quindi per definirle più correttamente dovremmo dire emozioni automatiche. Sono quegli stati emotivi che scattano in maniera sempre uguale al comparire di stimoli simili. Sono quelle dispendiose ed inutili emozioni che si apprendono soprattutto per imitazione e divengono una maniera automatica di comportamento, condizionando pesantemente la nostra vita.

Sono il lamento, i cattivi umori, il parlare in automatico senza realmente avere coscienza di ciò che si dice, l'autocommiserazione gratuita, ma possono anche essere l'euforia e l'entusiasmo. Il problema non è il tipo di emozione, ma l'inconsapevolezza nel viverla.
Se vi osservate, nel momento in cui vi scatta uno stato di rabbia, il vostro comportamento e le vostre reazioni saranno come il ripetersi passivo di un copione scritto in precedenza: la vostra adrenalina comincia a salire, il cuore accelera il suo battito, la vostra mente inizia a pensare freneticamente a come meglio reagire, ma i vostri movimenti, il modo di parlare, il tono di voce sono uguali ogni volta. In quel momento siete, di sicuro, completamente proiettati all’esterno di voi e quello che vi accade vi trascina, senza che riusciate a frenarne le conseguenze.

Non c’è molta differenza tra il fatto che queste emozioni sianolegate a situazioni reali o semplicemente illusorie.
Per osservare i meccanismi ripetitivi automatici, quindi fuori dalla volontà cosciente, potete sollecitare un’emozione negativa. Pur sapendo che è una finzione, immediatamente scattano dei meccanismi automatici.

Ad esempio, se pensate intensamente che il vostro partner in questo momento vi stia tradendo con una persona attraente e sexy, vi accorgerete cosa accade dentro di voi. La vostra mente incomincia a lavorare freneticamente. Un “io” vi suggerisce la reazione migliore per non perderlo, un altro “io” grida vendetta, un altro vi fa sentire frustrati e inadeguati. E così via. Avete sprecato molte energie, vi sentite peggio e nulla è realmente accaduto. Nonostante sappiate di farlo per gioco, sono scattati dei meccanismi automatici ed è molto utile essere coscienti di quello che è accaduto.

L'uomo automatico è come una trottola: gira continuamente, incapace di progredire e spreca energie per rimanere dove è. E' costantemente in balia degli eventi, attraversa la vita come un sonnambulo, senza avere coscienza di se stesso e di ciò che lo circonda.

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Sauro Tronconi

grazie infinite

grazie mille per il post adesso so cos'è quell'emozione.

Marea

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