Centro Di Gravità Permanente – Franco Battiato (Significato)

Centro Di Gravità Permanente – Franco Battiato (Significato)

31 Gennaio 2014 12206 lettori

franco-battiato-centro-di-gravita-permanenteCerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente..”. È questo il ritornello di una meravigliosa canzone dell’eclettico artista italiano qual è Franco Battiato. Ritornello che include tutto il significato e l’essenza del brano stesso. Ma cos’è in realtà questo “centro di gravità permanente”?
Per capire Battiato e ciò che egli scrive nei suoi testi, bisogna conoscere la filosofia orientale, le dottrine religiose orientali e l’esoterismo mistico. Infatti molti dei testi di Battiato sono in realtà testi ermetici che ad una lettura superficiale o figurativa possono apparire come dei brani “nonsense”, senza senso. Ma ad un livello di analisi più profondo, più nascosto, scopriamo il loro significato rivelatore e si avverte una profonda e costante ricerca di spiritualità da parte dell’autore.

Battiato, da bravo ermetico, cerca di celare il significato così come i grandi artisti del passato celavano il vero significato delle loro opere attraverso dei simbolismi (vedi, ad esempio, Leonardo Da Vinci). Un modo geniale, e allo stesso tempo prudente, per preservare la verità che s’intende trasmettere alle generazioni future. Una volta interpretati i simboli – in questo caso le parole di Battiato – si può dunque accedere al livello di conoscenza propinato. In parole povere, il ritornello di Battiato possono canticchiarlo tutti, ma in pochi ne conoscono il reale significato.

Torniamo quindi al nostro centro di gravità permanente per capire di cosa in realtà si tratta. È bene precisare da subito che non si tratta di nessun luogo fisico e ha in realtà poco a che vedere con la legge di gravità.

Il centro di gravità permanente altro non è che uno stadio di coscienza, una centratura del proprio Essere che osserva il mondo esterno ma anche il proprio apparato psico-fisico. In altre parole, chi è centrato diventa un osservatore, di se stesso e degli altri, senza emettere alcun giudizio, osserva e basta. Ecco perché Battiato scrive che lui cerca questo stato di coscienza, una fonte di osservazione preziosa attraverso la quale cambia totalmente la visione del mondo, e si riesce a percepire la vera realtà dell’esterno, delle cose e della gente. Una volta che si raggiunge la centratura, che è un’elevazione di coscienza, si è in grado di distaccarsi dalla sofferenza, dalla lamentela, evitando, così, l’identificazione con il proprio apparato psico-fisico e i suoi relativi problemi da animale spaventato (ansia, paura, stress).

Volendo fare un’intersezione con la letteratura italiana, possiamo trovare delle analogie con l’“Uno, Nessuno e Centomila” di Pirandello, dove l’Uno rappresenta appunto l’Osservatore, ma poiché dentro di noi esiste tutta una molteplicità di Io, non può esistere un centro di gravità permanente, e quindi siamo Centomila persone diverse.
Pirandello (che genio!) in un’altra sua opera, precisamente in “Sei personaggi in cerca d’autore”, scrive: “Ciascuno di noi si crede “uno” ma non è vero: è “tanti”, signore, “tanti”, secondo tutte le sue possibilità d’essere che sono in noi: “uno” con questo, “uno” con quello. Diversissimi! E con l’illusione, intanto, d’esser sempre “uno per tutti”, e sempre “quest’uno” che ci crediamo, in ogni nostro atto. Ma non è vero!

Il centro di gravità permanente ci permette di uscire da questa illusione, in quanto noi ci consideriamo una sola persona, ma non lo siamo. La dimostrazione potete ottenerla da soli, osservandovi. Quante volte un vostro ‘io’ prende una decisione e dopo qualche tempo (a volte anche minuti!) un altro ‘io’ se ne dimentica o magari prende addirittura una decisione opposta? Quante volte assicurate di mantenere un segreto ma poi non ci riuscite? Quante volte non siete in grado di rispettare un orario di un appuntamento? Quante volte avete deciso di mettervi a dieta per poi rinunciarvi? Quante persone promettono amore eterno il giorno del matrimonio per poi…

Ecco, “che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente” significa proprio questo, rispettare se stessi e gli altri. Ma per farlo c’è bisogno della centratura, di un unico ‘io’ che decide all’interno del nostro corpo e della mente. C’è bisogno del centro di gravità permanente. Come possiamo pretendere di avere continuità di propositi se non raggiungiamo un centro di gravità permanente? Senza un unico ‘io’ non può esserci volontà, ma solo semplici ed inutili reazioni dei tanti nostri ‘io’, ognuno dei quali reagisce a modo suo, pensa a modo suo e prende decisioni per conto suo.

Quindi, riassumendo, il centro di gravità permanente è il nostro Io osservatore, che ci possiamo “fabbricare” attraverso la presenza (l’essere svegli). Questo Osservatore non è morale, cioè è privo di opinioni personali riguardo a ciò che fa il nostro apparato psico-fisico ed il mondo che lo circonda. Osserva e basta. Dobbiamo osservarci per attivare al nostro interno un processo di cambiamento senza eguali: osservarsi richiede volontà, presenza e amore. L’osservazione insieme alla presenza daranno vita a quello che è il centro di gravità permanente. Non lo dico io, lo dice una scienza sacra come l’Alchimia.

Battiato è stato un discepolo della scuola filosofica di Georges Ivanovič Gurdjieff, il filosofo mistico e “maestro di danze” armeno, ideatore del sistema di risveglio chiamato “Quarta Via” nel quale il centro di gravità permanente si colloca a metà strada tra l’essere meccanici e addormentati e la costruzione della propria anima. Un ottimo modo per “vedere” oltre le apparenze e non cambiare più idea sulle cose e sulla gente…

Tutto parte dalla costruzione di un nucleo forte, quello che Battiato, e Gurdjieff prima di lui, chiamano centro di gravità permanente, quel nocciolo forte come l’acciaio e duttile come l’acqua che sa restare immobile anche in mezzo alla tempesta.

Questa centratura, di cui ogni uomo saggio prima o poi si bagna le labbra, non è esaltazione dell’ego ma nutrimento dell’essere. È sapere attingere alla fonte per poter irradiare attorno.

Prima di dedicarti alla superficie, perciò, coltiva l’essenza. Non permettere a nessuno di consumarti e non dimenticare mai, neppure per un istante, di prenderti cura di te stesso.”

Dal mio libroSchiavi del Tempo

Tragicomico

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