Il sonno della coscienza che genera mostri
Il sonno della coscienza che genera mostri
di Annalisa Faliva
In questi ultimi tempi il pianeta sembra in preda a un’ondata di violenza inarrestabile: i femminicidi sono quasi all’ordine del giorno, ma anche follia, omicidi, guerre, attentati terroristici e stragi di vario genere, si impongono alla nostra attenzione sempre più frequentemente.
“Il sonno della coscienza genera mostri” diceva Gramsci (riprendendo la frase da “El sueño”, una celebre acquaforte di Goya), quindi visto che al momento i mostri chiedono attenzione con una certa enfasi, possiamo forse dedurre che ci sia per la nostra coscienza una certa urgenza di “svegliarsi” rispetto al momento evolutivo che stiamo vivendo.
È il “dentro” a determinare il “fuori”
La mia formazione come ipnotista mi porta sempre a ricordare che è il “dentro” a determinare il “fuori”, e che a livello profondo siamo tutti un’unica cosa. Dietro l’inconscio personale si trova infatti l’inconscio collettivo, e ancora più in profondità l’inconscio cosmico. Che, in realtà, siamo un’unica energia, è sempre stato affermato dalle culture tribali e da numerosi Maestri e tradizioni spirituali. Gli antichi Egizi, con i termini NUN/NUNET definivano la sostanza padre/madre che permea tutta la materia e che esisteva già prima che venisse creato il mondo conosciuto. Giordano Bruno nel 1500 parlava di un Dio immanente in tutte le cose, di unità della sostanza. Secondo il grande teologo cristiano Origene, vissuto nel 500 d.C, l’anima non è stata creata da Dio ma è parte stessa di Dio; ogni anima fa parte di Dio e tutte le anime sono di conseguenza il Divino stesso.
“Si dice che nel cielo di Indra esiste una rete di perle disposta in modo tale che se, se ne osserva una, si vedono tutte le altre riflesse in essa. Nello stesso modo, ogni oggetto nel mondo non è semplicemente se stesso ma contiene ogni altro oggetto, e in effetti è ogni altra cosa” recita il Avatamsakasutra, sutra di 2500 anni fa della tradizione del Buddhismo Mahāyāna. In relazione a questo, il fisico Giuliana Conforto parla oggigiorno di Campo Elettrodebole, come un unico super campo che comprende tutto l’esistente. La psicologia transpersonale di Ken Wilber e di Stanislav Grof, sottolinea che la percezione “io sono qui dentro” e “il resto del mondo è lì fuori”, deriva dal dualismo che ci tiene in una sorta di ‘incantesimo’, che deforma la nostra percezione della realtà.
Albert Einstein afferma: “Un essere umano è parte dell’intero che chiamiamo Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Ha esperienza di sé, dei suoi pensieri e sentimenti, come fosse separato dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi come una prigione, che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere liberarci da questa prigione, ampliando la nostra cerchia di compassione per includere ogni creatura vivente e l’intera natura nella sua bellezza”. E anche: “La vita e la morte confluiscono in uno e non c’è né evoluzione né destino, soltanto essere”. Niente male per uno scienziato, no?
Del resto la scienza è arrivata a dimostrare che tutto è uno. Nel 1982, una equipe di ricerca ordinata dal fisico Alain Aspect, direttore francese del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), ha effettuato un esperimento che possiamo definire uno dei più importanti della storia: delle particelle subatomiche come gli elettroni, posizionate in due posti differenti, lontane decine e decine di chilometri, hanno dimostrato di comunicare istantaneamente, a prescindere dalla distanza. Secondo David Bohm, celebre fisico dell’Università di Londra, amico di Einstein, il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è un illusione: ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso “organismo” fondamentale.
La metafora dell’iceberg e del mare
Siamo così abituati a percepirci come individui separati, che questa faccenda di essere Uno, è un concetto che facciamo molta fatica a comprendere. Un altro fisico, Vittorio Marchi, autore di “La Scienza dell’Uno”, ai suoi seminari cerca di spiegare la cosa usando la metafora dell’iceberg e del mare: ogni essere è come un iceberg che si percepisce come singolo, ma è anche mare nel mare. Ci percepiamo come individui separati, ognuno il proprio corpo e la propria identità, ognuno fatto della propria energia e per i fatti propri, scollegato dagli altri. Ma pensiamo all’iceberg: è fatto di ghiaccio, quindi è acqua congelata. Galleggia nel mare ed è anch’esso mare, che però è acqua allo stato liquido, cioè in una forma diversa.
Anche noi siamo fatti di energia e vibrazione, ma a un livello vibrazionale più denso di quello della pura energia, a uno stato diverso (quello fisico). Come l’iceberg siamo comunque quel Tutto in cui siamo immersi, che però non possiamo vedere nella sua totalità. Solo per questa ragione ci immaginiamo divisi, mentre in realtà siamo tutti immersi in un mare di energia e vibrazione, unico per tutti.
L’energia è come se fosse il nostro mare. Come l’iceberg – di cui si vede solo la parte che emerge – di noi stessi siamo consapevoli solo della parte che spunta fuori dall’acqua, mentre tutto quello che c’è sotto (la nostra parte sommersa e il mare) non lo vediamo perché caratterizzato da una frequenza a noi invisibile.
Quanto Marchi insegna, ci ricorda che il nostro occhio e i nostri sensi possono avere accesso solo ad una parte dello spettro delle frequenze (ad esempio, i raggi ultravioletti, i raggi x, ecc. anche se non li vediamo, sappiamo che ci sono e li usiamo) e in questo spettro possiamo percepire altre persone (o icebergs) simili a noi, ma non riusciamo a percepire il campo unico di cui siamo fatti e che ci unisce tutti, perché non abbiamo la possibilità di accedere a quelle determinate frequenze vibratorie.
Quali sono le implicazioni di questo? Se siamo tutti uno, allora non siamo separati da quelli che fanno il male, né da quelli che lo subiscono… siamo allo stesso tempo sia la vittima che il carnefice e ogni altra cosa… Un’altra metafora: se la mano ha ucciso, può l’orecchio o il ginocchio dire che lui non c’entra? Se ho un problema al fegato, può il resto del corpo dire che vuole eliminarlo perché la cosa non lo riguarda, convinto che così potrà stare meglio? Ma non è esattamente quanto facciamo con i nostri simili, quando poniamo il nemico fuori di noi?
La nostra Ombra e Mr. Hide
“Ognuno di noi è seguito da un’ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell’individuo, tanto più è nera e densa”. Così Jung, descrive il lato oscuro nascosto in ognuno di noi. Questo mondo che sta sotto e dietro la maschera della personalità, dell’immagine che mostriamo all’esterno, Jung lo ha chiamato anche ”i sotterranei dell’anima”. È il luogo infero del mito, la notte della coscienza abitata dai mostri, ma anche il fertile sottosuolo da cui si trae tutto ciò che è nuovo e da cui si risorge. Dunque l’ombra non cela solo il male, ma anche la materia grezza del nostro divenire, la vitalità delle nostre potenzialità ancora inespresse; è necessario quindi accoglierla come la nostra parte notturna e darle voce.
Quando l’Ombra viene assorbita, l’essere umano perde gran parte della sua oscurità e diviene luminoso, leggero e giocoso in modo nuovo. Gli antichi sostenevano, che l’oscurità contiene intelligenza, nutrimento e perfino informazione, perciò la persona che si è nutrita della propria Ombra possiede più energia, oltre che più intelligenza. (Rober Bly, da “Il piccolo libro dell’ombra”)
L’ombra va guardata in faccia, va conosciuta anche nei suoi tratti penosi e conturbanti; solo così potrà essere integrata, portandoci maggiore presenza e creatività, e non agirà a nostra insaputa esprimendosi in modo inconsapevole e pericoloso. Ma cosa succede quando l’Ombra non viene integrata? Un caso emblematico di mancata integrazione della propria Ombra è quello delineato, con geniale intuizione, da Robert Louis Stevenson, nel celeberrimo racconto “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde” .
Il protagonista, il dottor Jekyll, è un uomo di scienza molto rispettabile. Un esperimento che lui compie su se stesso per scindere dalla sua psiche le inclinazioni malvagie, fa sì che la sua parte Ombra si incarni. Ben presto questo essere, Mr.Hide (letteralmente “nascosto”) sfugge al controllo del dottor Jekyll (la maschera perbenista di facciata). Separare la coscienza dagli istinti pulsionali e il rifiuto dell’Ombra degenera in un’escalation di atti abietti e raccapriccianti, e Jekyll, ormai posseduto da Hide, infine si uccide. Questa è una metafora che, ovviamente, riguarda tutti noi. Che stiamo facendo col Mr. Hide che è in noi? Quanto delle nostre parti oscure negate e rimosse dalla coscienza finisce nell’inconscio collettivo, da dove, si sa, ogni guerra, ogni orrore che travalica la nostra umanità, trae alimento?
Per essere in armonia, è necessario integrare l’Ombra, altrimenti per poterla riconoscere continueremo a proiettarla nel mondo “esterno”. Tu sei tutto ciò che vedi, tutto ciò che crei, recita il “Libro tibetano dei morti”, un antico testo del buddismo tibetano che ci spiega come non ci sia nessuna separazione tra “dentro” e “fuori”, come dentro sia la fonte di ogni evento che si produce fuori.
La fonte principale del dolore e del piacere, dell’inferno e del paradiso è dentro di noi, e qualsiasi cosa sia dentro di noi viene riversata sullo schermo esteriore: sono gli occhi dell’uomo che non vedono altro che morte, tra le cose di questo mondo, e di nuovo sono gli occhi dell’uomo che osservano lo splendore eterno e la musica del divino in questo universo.
Pertanto, ciò che appare all’esterno non è l’eterno o l’essenza della vita, ma ciò che esiste dentro di noi. Coloro che hanno gli occhi costantemente focalizzati su questa verità, si liberano dalle cose esteriori e si radicano nella propria interiorità. Coloro che conservano questa spinta primaria nella loro mente, nel piacere e nel dolore, nell’odio e nell’amore, con l’amico e con il nemico, alla fine scoprono che non esiste né il piacere né il dolore, né il nemico né l’amico, ma soltanto il Sé: io sono il mio stesso nemico e sono il mio stesso amico. (Osho, da “Crea il tuo destino“)
Secondo tutti gli insegnamenti spirituali, l’ambiente e il mondo sono un riflesso della nostra mente: se capita qualcosa che ci fa soffrire è dunque solo una richiesta di guarigione. Possiamo ipotizzare che l’escalation di follia e distruttività a cui assistiamo quasi quotidianamente, sia per richiamare la nostra attenzione a prenderci cura in modo responsabile, del contenuto della nostra Ombra, che sempre più vediamo rispecchiata fuori.
Fino a che non viene integrata l’Ombra, essa viene infatti proiettata all’esterno, per evitare l’incontro penoso e duro con le parti negate di noi stessi, con il proprio doppio oscuro, costituito da tutto ciò che è stato rifiutato, negato e represso. In realtà, solo integrando la nostra parte oscura, l’energia sotterranea che essa nasconde e assorbe diviene disponibile alla coscienza, come creatività e vita.
Ombra e luce, proprio come vita e morte, salute e malattia e tutte le combinazioni della polarità, sono facce della stessa medaglia, una non può esistere senza l’altra. Forse la Terra ci sta segnalando che è ormai tempo di smetterla di vivere negando metà di noi stessi e negando e combattendo metà dell’esistenza.
Di fatto tu sei il mondo intero, un mondo in miniatura. Se il tuo essere è addormentato, soffri inutilmente a causa di incubi; se il tuo essere è risvegliato, sei ricolmo di benedizioni immense e di estasi immense, qualcosa che solo pochissimi esseri umani al mondo hanno conosciuto. (Osho, da “I Sentieri dell’Anima“)
È possibile che fino a quando non andremo nella direzione giusta – verso dentro – e non ci occuperemo consapevolmente della nostra Ombra, l’esterno continui a riflettere con eventi sempre più estremi e duri da sopportare l’urgenza della nostra necessità?
I Maestri ci indicano la via
La meditazione e ciò che promuove un agire consapevole, responsabile e compassionevole… sono gli strumenti che da sempre i Maestri spirituali ci indicano:
Osho: “Quando ti senti pieno di rabbia, non è necessario prendertela con qualcuno: sii semplicemente arrabbiato. Lascia che sia una meditazione. Chiudi la porta della tua stanza, siedi da solo e lascia uscire tutta la rabbia che hai in te. Se provi il desiderio di picchiare, picchia il cuscino. Fai qualsiasi cosa ti senti: il cuscino non protesterà mai. È un aiuto, un aiuto straordinario. Picchialo, mordilo, sbattilo!” (da “Il Libro Arancione”)
Osho: Non reprimere mai, ma non creare mai nessuna reazione a catena: questa è la regola. Ricordati di non reprimere e di non creare nessuna reazione a catena. Una volta imparata quest’arte, potrai essere libero da tutta questa follia che hai dentro, senza che ciò provochi qualche disturbo nella tua vita. Fare una catarsi ogni giorno è una necessità. La vita è complessa e molte cose entrano nella mente e devono essere buttate fuori. Questa è la ragione per cui do molta enfasi alla Meditazione Dinamica.
Mettilo come un punto fermo ogni giorno: proprio come pulirsi il corpo tutti i giorni, pulisci anche la mente. Questo è un bagno per la tua mente. Butta fuori tutto ma non buttare niente su chiunque; questa è violenza. Buttalo nel vuoto. E il vuoto è abbastanza grande, lo spazio è grande non preoccuparti di quello che succederà al cuscino, di quello che succederà allo spazio. Non accadrà niente; tutto quello che getti lì verrà assorbito. E non ti rimanda indietro niente. L’azione semplicemente si conclude. Non viene creata nessuna catena. Fai le cose in modo che non creino nessun futuro attraverso di esse. Una catarsi è necessaria ed è necessario ogni giorno a meno che tu non ti sia illuminato, allora non raccogli più nulla. Ora tu raccogli, raccogli polvere. Buttala fuori ogni giorno. (da “Vedanta: Sette Passi Verso la Libertà”)
XIV Dalai Lama: Non scoraggiarti mai. Qualsiasi cosa accade intorno a te. Sviluppa il tuo cuore e abbi compassione, non solo per i tuoi amici ma per tutti. Lavora per la pace nel tuo cuore e nel mondo. Non scoraggiarti mai.
Articolo di Annalisa Faliva
Sito web dell’autrice: http://ilcorpoinmente.it/
Fonte: http://ilcorpoinmente.it/sonno-della-coscienza-genera-mostri/
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