Sciamanesimo Tolteco Nagualismo: comandare lo Spirito significa condurre una vita impeccabile.
Sciamanesimo Tolteco Nagualismo: comandare lo Spirito significa condurre una vita impeccabile.
“Nessuno di noi risolve nulla – disse – o lo risolve lo Spirito per noi, o non lo risolve affatto. Se lo risolve uno stregone si ritrova ad agire nel mondo della stregoneria, ma senza sapere come. E’ questo il motivo per cui ho insistito con te dal primo giorno, che l’impeccabilità è tutto quel che conta. Uno stregone vive una vita impeccabile e ciò sembra attirare la soluzione. Perché? Non lo sa nessuno. (..) L’impeccabilità, come ti ho detto tante e tante volte, non è la moralità – disse – le assomiglia soltanto. L’impeccabilità è semplicemente il miglior uso del nostro livello di energia. Certo, esige frugalità, sollecitudine, semplicità, innocenza; e soprattutto, esige mancanza del riflesso di sé. Tutto questo sembra un manuale di vita monastica, ma non lo è. Gli stregoni dicono che per comandare lo spirito, e con questo intendo comandare il movimento del punto di unione, c’è bisogno di energia. L’unica a conservare energia per noi è la nostra impeccabilità“. (Carlos Castaneda – Il potere del silenzio)
L’energia è l’unica cosa che abbiamo, l’unica cosa di cui ogni essere umano prima o poi ha fatto esperienza benché non esista nessun ramo della scienza che abbia una definizione di cosa essa sia. Sappiamo cosa possiamo fare quando ne abbiamo e cosa non possiamo fare quando ci manca. Ma nessuno, ma proprio nessuno è stato mai in grado di darne una spiegazione; nemmeno il grande Einstein e così come lui, nessuno sciamano o Illuminato. Si può quindi affermare senza correre il rischio di sbagliare che, l’energia, è il più grande mistero del Creato e la più grande meraviglia a disposizione dell’uomo. L’energia non si crea ne si distrugge ma si trasforma, ed ecco tutto! E’ quindi un fatto che nessuno può mettere in discussione, che quello che accade quando disponiamo di un quantum maggiore di energia rispetto a quella biodisponibile alla sopravvivenza, è che si apre uno spettro di possibilità completamente nuovo rispetto a quello conosciuto. E’ così che si ottengono nuovi scenari percettivi totalmente avulsi da quelli che siamo abituati a conoscere. La capacità di percepire oltre le barriere dei cinque sensi non è il frutto della magia rilegata al vecchio concetto di pozioni o rituali o invocazioni, bensì qualcosa di molto più semplice e allo stesso tempo così complesso da mandare fuori di testa: è il risultato di una gigantesca quantità di energia impiegata per convogliare lo Spirito ed usarlo per influenzare il tessuto della realtà. Per fare questo, è obbligatorio vivere secondo canoni diversi da quelli comunemente accettati, adottando uno stile di vita che rompa di netto la pressione della socializzazione la quale schiaccia l’essere umano e lo rilega in una prigione dorata di false credenze, le quali lo vorrebbero ridotto a cibo per la stereotipia di massa. Come una batteria che alimenta il sistema, l’uomo resta schiacciato e del tutto inconsapevole sulla sua vera natura e sulle sue infinite possibilità di percepire e di gioire dei doni dell’astratto. Da quando nasciamo l’unica certezza che l’uomo ha è quella che un giorno morirà. La morte ci accompagna silenziosa per tutta la vita, è fedelmente posizionata alla nostra sinistra e non c’è luogo così lontano per lei, che le impedisca di raggiungerci. Eppure la più grande presunzione della specie umana è quella di ignorarla e di vivere come se fossimo immortali. Di prendere decisioni come se avessimo tutto il tempo del mondo, di procrastinare e di illuderci che quelle stesse decisioni possano avere un potere. Siamo brutalmente preda della nostra stupidità. Iniziamo a rinsavire quando ormai è troppo tardi, quando siamo vecchi, logori e stanchi e quando la morte ci è ormai troppo vicina e la nostra energia si è completamente consumata nelle esperienze di vita. Quelle esperienze, che ad un occhio più attento si palesano per quello che sono, cioè il ripetersi costante della stessa storia, un loop interminabile di eventi identici in cui la sola cosa che cambia sono i personaggi. Per vedere gli schemi dietro le cose e le situazioni, si ha bisogno di tanta energia, che altro non è che quel prezioso carburante necessario a spostare il punto di unione, convogliare lo Spirito e convogliare la percezione in luoghi non-comuni per l’essere umano.
“Don Juan rilevò che non occorre essere studiosi di stregoneria per muovere il proprio punto di unione. Talvolta per circostanze naturali anche se drammatiche, come guerra, privazioni, stress, fatica, dolore, impotenza, i punti di unione degli uomini subiscono movimenti profondi. Se gli uomini che si trovano in circostanze simili fossero capaci di adottare l’ideologia di uno stregone riuscirebbero a massimizzare il movimento naturale senza problemi. E cercherebbero e troverebbero cose straordinarie, invece di fare ciò che fanno gli uomini in tali circostanze: desiderare spasmodicamente il ritorno alla normalità. Quando un movimento del punto di unione è massimizzato, sia l’uomo comune sia l’apprendista di stregoneria diventano stregoni, perché massimizzando quel movimento la continuità è irreparabilmente spezzata. – Come si porta al massimo quel movimento? – chiesi – Riducendo il riflesso di sé – rispose – La vera difficoltà non è muovere il punto di unione o spezzare la propria continuità. La vera difficoltà è avere energia. Se si ha energia una volta mosso il punto di unione, non si ha più alcuna difficoltà, neanche con l’inconcepibile”. (Ivi pag. 241)
Quando Don Juan parla a Castaneda di continuità, intende la continuità della percezione. La specie umana percepisce il mondo così com’è in conseguenza alla fissità del punto di unione nel luogo preciso in cui tutti gli esseri umani lo hanno sistemato in conseguenza al loro intento. Spezzare questa continuità è l’atto di dare modo, per la prima volta al punto di unione, di arrivare ad un luogo diverso dove è possibile riuscire ad usare il proprio corpo energetico o doppio. Una volta spezzata questa continuità si accede ad una specifica posizione del punto di unione chiamata conoscenza silenziosa. Gli stregoni toltechi adottano particolari stratagemmi per fare questo; mentre invece l’uomo comune, a volte, ci arriva per puro caso ed in conseguenza ad eventi drammatici, febbri molto alte, enorme stanchezza, stress acuto, incidenti, lutti, dolori fisici o emotivi ecc.. Il problema è che, l’uomo comune, prende questo evento straordinario come una sorta di allucinazione e si lascia sfuggire la profondità dell’atto magico che ha compiuto, benché esso sia il frutto di un evento fortuito. La spiegazione del perché avvenga ciò, in conseguenza a simili situazioni di picco, potrebbe essere molto più semplice di quanto si pensi. Nei momenti di stress acuto, la scarica energetica che l’intero asse ormonale umano rilascia, è talmente esponenziale da poter essere paragonata ad un grido di aiuto disperato per salvarsi la vita o di contro, l’ultimo urlo prima di morire. Adrenalina, noradrenalina, cortisolo, serotonina, ossitocina, dopamina, DMT, insulina, ormoni tiroidei e tutto il resto degli ormoni dell’organismo che sono delle vere e proprie droghe endogene, raggiungono dei picchi di rilascio che in situazioni di normalità non toccano mai. Questa scarica è la diretta conseguenza dello spostamento del punto di unione e non il contrario; perché ogni cosa nell’uomo avviene prima a livello del suo bozzolo energetico e poi a livello fisico. Le scariche ormonali intense aiutano a fissare gli eventi nella memoria, per essere più precisi creano l’emozione che si fissa nella memoria. Se poi, siamo abbastanza connessi al Nagual, useremo questa memoria per sapere che è possibile che certe percezioni diverse da quelle comuni sono reali, altrimenti faremo di tutto per nascondere a noi stessi quelle memorie e ritornare alla nostra vecchia vita di sempre archiviando l’accaduto come un’allucinazione dettata dallo stress.
La vibrazione connessa alla frequenza di queste situazioni di picco è talmente alta da procurare l’innesco per lo spostamento del punto di unione. Questa frequenza altissima diventa l’atto propulsivo inconsapevole che muove il punto di unione nel luogo della conoscenza silenziosa. Una volta compiuto tale atto, la continuità della percezione è definitivamente spezzata e così, si ha modo di spostare successivamente il punto di unione in maniera consapevole. Ovviamente per far ciò con una certa costanza e a comando, si ha bisogno di un quantitativo elevato di energia, molto più elevato di quello necessario alla sopravvivenza. Cosicché per recuperare l’energia dispersa nella nostra storia personale e nel nostro ego, si ha bisogno si perdere il riflesso di sé. Con questo ultimo termine, Don Juan intende, che bisogna perdere la propria importanza personale, e ciò è possibile solo in conseguenza ad un lavoro su se stessi che dura una vita. Il riflesso di sé è quel cumulo di convinzioni che determina chi siamo o chi vorremmo essere, ma che non ha nulla a che fare con la nostra natura magica. Tutti quanti noi esseri umani abbiamo la capacità di influenzare il tessuto della realtà, ma non ci hanno mai detto che è possibile e soprattutto come farlo. Millenni orsono l’uomo era intriso di magia, era in connessione diretta con lo Spirito, col passare del tempo ha perso questa connessione e spostato il suo intero essere sul ‘credo solo a ciò che vedo‘. Così facendo ha commesso la più grossa barbarie contro se stesso e lo ha fatto a scapito della propria evoluzione. Ciò è accaduto perché il punto di unione della specie umana che anticamente era situato nel luogo della conoscenza silenziosa, si è spostato nel luogo della razionalità, dando vita a delle creature inermi e depauperate del loro potere originario. Quindi, compiere quelli che oggi chiamiamo miracoli, era un tempo, in un lontano passato, una capacità di cui gli uomini erano intrisi, perché vivevano in quello che oggi chiamiamo l’Eden, cioè un luogo di infinite possibilità della percezione che ad oggi ci è negato. La cacciata dall’Eden equivale allo spostamento del punto di unione dal punto della conoscenza silenziosa a quello della razionalità, dove l’uomo odierno non riesce a vedere al di là del proprio naso, convinto com’è che tutto quello con cui ha a che fare sia statico ed immutabile. Attribuisce solo al tempo, una linearità di scorrimento dal passato verso il futuro, senza possibilità alcuna di tornare indietro, mentre invece, anche quella reversibilità esiste ed è sempre il frutto dello spostamento del punto di unione.
“Don Juan mi spiegò che il guaio dell’uomo è che egli intuisce le proprie risorse nascoste ma non osa utilizzarle. E’ questa la ragione per cui gli stregoni dicono che la condizione dell’uomo è un contrappunto tra la sua stupidità e la sua ignoranza. Disse che l’uomo ha bisogno, ora più che mai, che gli insegnino nuove idee che hanno a che fare esclusivamente con il suo mondo interiore, idee di stregoneria, non idee sul sociale; idee riguardanti l’uomo di fronte all’ignoto, di fronte alla morte. Ora, più di qualsiasi altra cosa, egli ha bisogno che gli si insegnino i segreti del punto di unione”. (Ivi pag. 241)
L’uomo ha poco, pochissimo tempo, molto meno di quanto immagina e lo deve sfruttare al meglio. Deve evolversi e per farlo deve connettersi allo Spirito, al Nagual e ricordarsi come viveva un tempo, riappropriarsi della conoscenza che ha perduto e combattere i deliri del proprio ego con tutte le sue forze, altrimenti quello che lascerà dietro di sé saranno solo macerie. Per farlo ha bisogno di energia, di tanta energia e può recuperarla solo attraverso uno specifico percorso nel quale si apprendono tecniche specifiche per fare in modo che ciò accada. L’evoluzione non è gratis, si paga a caro prezzo con una disciplina quotidiana che si impara, nessuno nasce con un intento inflessibile; anche quello è il frutto di un’acquisizione che costa il sacrificio di una vita intera. Se ci si rapporta, non al sacrificio ma ai benefici che derivano dall’essere connessi con lo Spirito si comprende come, anche un solo attimo da guerriero valga molto di più che un’intera vita da uomo comune.
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