RIFLESSIONI PEDAGOGICHE di Giovanna Simonetti

 

   RICONOSCERE  NEL  BAMBINO  IL  SUO  "ESSERE  PERSONA"

 

Tutti gli interventi che mirano all'istruzione o all'addestramento poggiano su due assi: la trasmissione di conoscenze ( sapere) e l'acquisizione di abilità (saper fare).

Partendo da questa affermazione, perno degli interventi diventa il contenuto da trasmettere (informazioni o abilità) senza dare molto peso al soggetto in formazione.

Un intervento educativo che voglia definirsi tale invece, a mio parere, fa riferimento a quelle teorie che esaltano la centralità della Persona all'interno di un contesto sociale.

Pertanto scopo dell'intervento educativo diventa non solo la mera trasmissione di conoscenze ma lo sviluppo e la piena integrazione dell'individuo all'interno del suo ambiente.

La  diade:                                            SAPERE   -  SAPER  FARE

si allarga diventando una triade:        SAPERE   -  SAPER FARE  -   SAPER ESSERE

dove quest' ultima accezione sta ad indicare l' acquisizione di norme comportamentali utili alla convivenza, alla socializzazione e alla piena integrazione dell' educando.

Da piccolo al bambino vengono detti quei "no" che lo aiutano a crescere e gli vengono date quelle prime regole da rispettare che gli permettono di vivere liberamente ed in comunione con le persone che lo circondano.

I capricci che inevitabilmente fa rispetto ai divieti, gli servono ad affermare la propria identità, ma assecondarli lo porterebbe alla concezione che tutto gli è permesso.

Quindi le agenzie educative ma soprattutto le famiglie devono da subito riconoscere nel Bambino il suo ESSERE PERSONA, pertanto il suo essere titolare non solo di diritti ma anche di doveri.

Spesso però, soprattutto negli ultimi anni, si sta assistendo ad un fenomeno dilagante: il bambino diventa padrone indiscusso della famiglia e ogni suo desiderio diventa un ordine.

Questo atteggiamento che spesso viene giustificato dalle madri ( o padri) con la motivazione di voler garantire ai figli quel benessere che magari può essere mancato loro, ha portato ad una generazione in cui integrarsi e socializzare assume il significato di omologazione invece che quello più autentico dell' essere una persona  con una vita sociale attiva, ricca di interessi, affetti, insomma in grado di vivere bene il proprio mondo ovunque si trovi.

Perchè è così difficile puntare sull' autenticità e unicità della persona ?

MI SPIEGO.  In una classe di venti bambini, se diciannove hanno il cellulare ad otto anni e il ventesimo bambino non ce l'ha, verrà visto come un bambino fuori dal tempo ......

Magari da compatire perchè i genitori non glielo comprano.....ed i genitori di quest'ultimo, pur di  non farlo soffrire, dopo la prima o la seconda richiesta, glielo compreranno pur ritenendo ingiusto l'uso del telefono mobile a quest' età.

Questo bambino, crescendo, penserà che tutto gli è dovuto perchè tutti lo fanno .....e tutto ciò che fa la massa è legge.

Senza tener conto che evitare qualsiasi tipo di frustazione al Bambino farà di lui un debole, perchè si troverà impreparato alle avversità della vita che inevitabilmente ci sono. 

 

 Giovanna Simonetti

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